Mi sono letteralmente innamorata di Santorini. Delle sue chiesette bianche e dei tetti blu che si scorgono tra le pareti rocciose delle montagne, di quelle strade brulle e selvagge dalle quali ogni tanto si vede spuntare un cactus inaspettatamente ricco di fichi d’India. Del lungomare di Kamari con i suoi ristorantini tipici, che fanno a lotta l’uno contro l’altro offrendo i più vari servizi per accaparrarsi il maggior numero di clienti.
Della sua parte più chic ed esclusiva, più benestante, dove le boutique di alta classe si susseguono in mezzo alla bianche strade di Oia, un lusso ostentato contro la bellezza naturalmente mozzafiato dal panorama circostante e del tramonto che si consuma dall’altro lato delle vetrine. Del sognare, un giorno, che in una di quelle piscine che si affacciano sul mare ci sarò anch’io, circondata dal blu della notte e dell’acqua, senza pensieri, solo un calice di bollicine in mano e le luci delle barche a rischiarare l’oscurità.
Ho apprezzato la gentilezza della gente del posto, sempre disponibile ad aiutarci (dalla prima sera quando il tassista ci ha portati all’albergo sbagliato fino al giorno della partenza per Ios, quando nonostante le ripetute chiamate era impossibile riuscire ad avere un taxi ma siamo incredibilmente riusciti comunque ad arrivare in tempo per il traghetto) senza l’intento di approfittarsene, la temperatura perfetta, il profumo dell’aria pulita, il sapore genuino anche di un semplice pomodoro.
Rispetto ad Ios, ho trovato che la distanza tra la parte più naturale e quella turistica fosse meno incolmabile: Santorini è equilibrata, rimane sè stessa pur offrendo ogni tipo di comodità e servizio ai visitatori, senza mai apparire finta o costruita.
Ma partiamo dall’inizio con il racconto dei primi quattro giorni a Santorini e di quali sono state le nostre tappe, mangerecce e non.
Essendo atterrati alle 20.30 di sera e avendo perso parecchio tempo per raggiungere l’albergo giusto (assicuratevi che l’autista degli shuttle fuori dall’areoporto abbia VERAMENTE capito dove portarvi!:D) la sera siamo rimasti nei paraggi di Kamari, dove alloggiavamo in un carinissimo appartamento e abbiamo mangiato, affamatissimi, nella prima taverna greca che abbiamo trovato.
Devo dire che ero già piena dopo il 1/2 litro di mythos, la birra tradizionale greca – un po’ come la nostra Moretti per intendersi- scolato praticamente per intero prima che arrivasse da mangiare, quindi sono stata più che a posto con una porzione di dolmades e un’insalata di verdure miste, pomodorini secchi e capperi a cui ho chiesto di rimuovere il formaggio grigliato.
Nota sulle insalate: sono presenti in TUTTI i ristoranti, spesso con il formaggio, ma non fanno mai problemi se si chiede di ometterlo. A differenza dell’Italia, dove per uno scherzo di insalata di partono anche dieci euro, qui le porzioni sono veramente abbondanti, e golosità e voglia di assaggiare più cose a parte, secondo me molto spesso anche sufficienti a saziarsi.
Il primo giorno pieno l’abbiamo diviso tra più tappe, coprendo quasi tutta la punta sud. Dopo una fermata al faro di Akrotiri, abbiamo trascorso la prima parte della giornata alla White Beach e la seconda visitando la Red Beach, un po’ ostica da raggiungere per via del percorso impervio da fare a piedi ma particolare e affascinante.
Per pranzo ci siamo fermati a mangiare sulla White Beach, dove sono presenti due punti ristoro. Altra insalata, stavolta con frutta e vedura, e l’indimenticabile Fava, purea di legumi tipica dell’Isola, che non posso esimermi dal consigliare caldamente. La più buona l’ho mangiata proprio qui, servita con cipolla caramellata sopra.
La sera una passeggiata per il lungomare di Perissa, in questa parte della giornata in verità non molto frequentato (quello di Kamari, anche la sera, è molto più popolato). Il locale più gettonato è il Tranquilo, con i suoi divanetti colorati e i cocktail alcolici alla frutta. E’ un pub che fa anche ristorante ed ha molte opzioni vegane, ma dato che avevamo già cenato ci siamo tornati successivamente a pranzo per poter provare anche qualche piatto. Per cena infatti ci siamo diretti verso il Gecko, (ham)burgeria che avevo trovato su tripadvisor impostando il filtro vegetariano/vegano. Vi devo dir la verità, niente di entusiasmante. Il burger non era male -ma neanche speciale- e le patatine (tantissime!) mi sono piaciute parecchio ma trovo assurdo che un luogo che si presenta come “burger place” utilizzi il pane da hamburger bianco del supermercato. Niente, per me il pane anemico, finto e moscio rovina tutto l’insieme.
Il secondo giorno non ci siamo allontanati per la spiaggia: siamo rimasti a Kamari, che ha un lungomare parecchio esteso e brulicante di ristorantini, (quasi) tutti che hanno anche il loro piccolo stabilimento balneare proprio davanti. Solitamente l’offerta è questa: se mangi da noi, non ti facciamo pagare ombrellone e lettini. Tra tutte le “trappole” acchiappaturisti credo sia la meno spregievole: infondo prima o poi si deve mangiare, e invece di spendere due volte, si risparmia sulla postazione in spiaggia (che comunque, non ha niente a che vedere con i prezzi di certi posti in Italia: il massimo che abbiamo speso per ombrellone e due lettini è stato 8€).
Per pranzo ho ripreso i dolmades e delle melanzane cotte in coccio al forno, anche queste in orginale con feta sbriciolata sopra, che ho chiesto di omettere. Nonostante fosse un semplice piatto di melanzane al pomodoro erano deliziose e la scarpetta nel sugo è stata d’obbligo. (Dietro ancora Fava, stavolta con dadolata di cipolla, pomodori e capperi).
Di sera abbiamo invece passeggiato per Fira, la cittadina dei negozi e dei locali più “moderni”, pochi ristoranti tradizionali ma tante gelaterie con frozen yogurt, fast food thai e pub con musica vivace e giovani scatenati. Tra i vicoli si alternano negozietti con prodotti locali e stores di marche multinazionali. La miglior cena l’abbiamo consumata qui, nell’imperdibile Falafeland. Come suggerisce il nome si specializza ovviamente in falafel; interamente vegetariano con varie opzioni senza derivati, si può scegliere di consumare le famose crocchette di ceci o avvolte in un wrap o in una box con accompagnamento di verdure e chips di pita fritta. Se visitate Fira non mancate di fermarvici, non rimarrete delusi.
L’ultimo giorno prima della partenza abbiamo trascorso la prima parte della giornata sulla spiaggia di Perissa, così da poter tornare al Tranquilo per il pranzo.
Anche qui le opzioni vegetali sono parecchie tra le innumerevoli offerte dell’infinito menù: dalle salsine per l’antipasto, ai piatti di cereali e verdure alle insalatone, che come ci hanno avvisato al momento dell’ordine, sono talmente abbondanti da essere consigliate per due persone. Ci siamo fidati e abbiamo ordinato un salsa a testa (io guacamole, accompagnata da pita) e un’insalata da dividere, molto ricca e gustosa (e servita con il formaggio a parte, visto che solo io non ne mangiavo).
Per l’ultima sera non potevamo recarci ad Oia per la tanto decantata vista del tramonto dall’alto di questo bianchissimo villaggio costruito sul bordo della caldera. E’ effettivamente uno scenario pittoresco, il bianco ti avvolge in quella che ha tutto l’aspetto di essere una cittadella incontaminata, in cui non ti può succedere niente di brutto. Per le strade si distribuiscono ristoranti di pesce con vista mare, boutiques di lusso e gioiellerie, gallerie d’arte ed è forse il villaggio leggermente più costoso rispetto agli altri. Per questo per la cena siamo tornati a Fira, dove abbiamo mangiato di nuovo tradizionale, e questa volta ho potuto provare anche la γεμιστά , verdure -solitamente pomodori o peperoni- ripieni di riso e verdure.
Essendo in un appartamento la mattina facevamo sempre colazione a casa con frutta o cereali, ma vicino a dove alloggiavamo, quindi il centro di Kamari, abbiamo notato un Juice Bar, Juice Me, che oltre a succhi di tutti i tipi aveva anche un tipo di tramezzino vegano.
Altri posti avvistati in giro con proposte vegan in cui però non abbiamo avuto tempo di fermarci sono stati: Visanto, sul lungomare di Perissa, con cucina indiana e quindi molti piatti vegan; Yogi’s gyros a Fira, che riportava in insegna la dicitura “Vegetarian” ma non mi sono soffermata a leggere cosa effettivamente offrisse. Ancora sul versante thai, il Kiwi a Kamari e il Ginger Sushi Lounge a Firostefani,che dal menù sembra avere qualche tipo di roll vegetale in più rispetto ad altri siti.
Devo dire che a parte la sosta da Gecko dove avevano una proposta espressamente vegan mi sono trovata sempre benissimo a mangiare cibo del posto. Le verdure e le insalate non mancano, va detto però che dopo un po’ la situazione può diventare un po’ monotona perchè capisco, e a me in prima persona succede, che non si abbia sempre voglia di mangiare lattuga.In questi casi non è difficile trovare dip come l’hummus o quella di melanzane arrosto o per i vegetariani melitzanosalada o tzatziki da accompagnare con pita, frittelle di verdura (anche le crocchette di pomodori di Santorini dovrebbero essere vegan) -per non parlare delle patate fritte, che ti rifilano ovunque!- per quando la voglia selvaggia di carboidrato assale.
Santorini mi è rimasta nel cuore e avrei voluto avere altri giorni a disposizione per poter scoprirne anche gli angoli più remoti e meno “pubblicizzati”. Sono sicura che quello all’isola sia stato solo un arrivederci;)
Di Ios vi parlerò nel prossimo post. Mi fa piacere leggere commenti o ricordi sulla “vostra” Santorini, se ne avete:)
Buon inizio settimana a tutti, un abbraccio!
Francesca says
Ma che bello questo diario, Lucry!!!!!!!!!!!!!!! Mi hai fatto venire voglia di partire per la Grecia, anche se tra 25 giorni vado proprio da tutt'altra parte. Quanto al cibo sei stata l'esempio di come qualcosa di veg si riesca sempre a trovare, senza per forza dover andare in ristoranti specializzati. Grande
Sonia Cerca says
Queste foto bellissime e il tuo racconto mi fanno venir ancora più voglia di andare in Grecia. Comunque volevo dire che questo post è scritto talmente bene che mi sembra quasi di essere stata lì con te. Non vedo l'ora di leggere il post su Ios.
Peanut says
Infatti, è quello che ho cercato di fare, perchè non avrei mai voluto privarmi del cibo tipico del posto che secondo me fa assolutamente parte del pacchetto, peccato che tante volte sia difficile. Qui sono stata abbastanza fortunata! ^_^
Io voglio sapere dove vai! Torni a Barcellona??:D
Peanut says
Accipicchia, grazie Sonia! <3
Daniela Agnes says
Ooooooooooooh, che meraviglia! Io andai tanto tempo fa a Corfù, ma all'epoca non conoscevo ancora nulla di cucina vegan e mi ricordo mangiai divinamente perchè la cucina greca offre un mare di varianti fra insalate, dip, verdura (tipo i cetrioli che amoooooooooo) e robette tipo la pita, tutte cose di cui sai io vado ghiotta! I loro dolci fatti di sfoglia e imbevuti di sciroppo e cannella erano una vera e propria droga. Con le conoscenze salutistiche attuali, ora non ne mangerei, ma ammetto che mi avevano creato dipendenza! Ho amato molto anche la feta e lo yogurt del posto, così buoni ricordo di non averne mai mangiati!
La carne che là va per la maggiore è quella di agnello, che non ho mai mai mai sopportato, però a parte questo la Grecia offre ancora una cucina, come del resto quella tipica italiana soprattutto del sud, di origine contadina, molto legata ai cibi poveri di origine vegetale. Insomma, mangiare vegan in Grecia credo sia abbastanza facile e tu me ne stai dando conferma.
Ho un amico attualmente in vacanza a Cuba che sembra sia disperato perchè non riesce a mangiare altro se non riso e fagioli in tutti i modi! Vabbè, là la frutta esotica è paradisiaca quindi non casca male,io sarei al settimo cielo solo per quello! 😀
Santorini è sempre stata un “must see”, ora tocca decisamente andarci! Grazie Nocciolins del mio cuor! :****
consuelo tognetti says
Non sono mai stata a Santorini ma la Grecia la porto nel cuore 🙂 Bellissimo il tuo reportage, viene voglia di partire all'istante 🙂
Nel caso entro fine mese provassi una ricetta greca assaggiata in vacanza, ti aspetto con entusiasmo al mio contest:http://ibiscottidellazia.blogspot.it/2016/07/di-cucina-in-cucina-un-souvenir-nel.html
Buona estate <3<3<3
Peanut says
Se hai l'occasione, non fartela scappare Zia! <3
Bello il contest,mi era sfuggito in effetti! Spero di riuscire a farcela, la scadenza è abbastanza a breve e tra giorni sparsi di ulteriore vacanza e tesi in progress.. ce la metto tutta, l'idea ce l'avrei anche!
Buona estate! <3
Peanut says
“Ho un amico attualmente a Cuba” stavo morendo ahaha 😀
Urca, allora sono stata proprio fortunata in confronto al tuo amico:D
I dolcetti greci di phyllo e frutta secca li ho presi per i miei,gola mi fanno gola, e magari un morsino glielo do anche..:3
P.s. nello scorso post con la Gatta si parlava proprio di una vacanza a tre a Santorini, tutta al femminile..ci stai??;)
Daniela Agnes says
Ma anche a Formentera, in Sicilia, in Salento, in Sardegna, a Malta… Basta che sia mare, che ne ho bisogno, e che sia un posto non prettamente turistico perchè ho altrettanto bisogno di rigenerare il corpo e soprattutto la mente! Dobbiamo proprio farlo, giàgià!
Il mio amico?! Sapevo ti avrei fatto quanto meno sorridere! 😀
Il morsino dallo di brutto, non te ne pentirai!
occhio sulle espressioni says
Io in un faro ci vivrei. Com'era quello, didentro?
Peanut says
Luis, didentro non ci sono entrata. Immagino non ammobiliato, però
occhio sulle espressioni says
Ah, Ok, pensavo fosse visitabile, anche a scopo panoramico.
Se nel tuo peregrinare ne trovi altri avvertimi, io devo cambiare “torre”!
Peanut says
Ne ho visti di parecchio bellini all'Isola del Giglio http://www.tuscanypeople.com/wp-content/uploads/2014/07/Faro-dellIsola-del-Giglio-e1404473437700.jpg
C'è anche verde, se ti piace di più!
Così intanto almeno ti avvicini un pochino:D
occhio sulle espressioni says
Ah, ma a quelle isole avevo già dato un'occhiata, sei andata proprio sul pregevole, perché ve ne sono alcune lazio-toscane con una manciata di abitanti o disabitate! Mi trasferirei in segreto, cibandomi di erbacce e di quello che mi porteresti tu (vegan, of course!).
Quel faretto mi piace, abbastanza compatto, penso che una stanzetta + bagno ci verrebbe bene.