Durante una noiosissima lezione di fisica che non avevo le forze di seguire ho sdrammatizzato dicendo che ero insofferente alla materia quasi quanto al gallomisù (per chi fortunatamente non sa di cosa parlo, trattasi di gallette mosce impilate alternate con della “crema” di yogurt, il più delle volte dolcificata con dolcificanti e aromi rigorosamente 0 kcal), che anche nella mia fase “fit” più spinta ho sempre detestato, nonostante imperasse sulle tavole della colazione delle fit influenzers più seguite. Da lì la curiosità: ho voluto chiedere all’instagram quali ricette fit proposte e riproposte avessero provato a replicare collezionando clamorosi fail. Non mi aspettavo tante risposte. Si è passati dal wasamisu (stessa roba, ma con gli strati di wasa), al budino di albumi, a pancakes unicamente a base di albumi e banana fino a tortini fatti con l’onnipresente albume, proteine in polvere e poco più.
Nel corso di queste chiacchiere posso dire di aver confermato il fatto che la parola “senza” a descrizione di una ricetta attira e invoglia a riprodurla.
Più sono i “less”, “zero” e “light” e più saranno i salvataggi. Ma a che prezzo? Quand’è che diventa uno specchietto per le allodole? Anche io spesso ho proposto ricette prive di glutine, zucchero, uova, a basso tenore di carboidrati e così via.
Come capire se ci possiamo fidare, affrontando il discorso sia da un punto di vista psicologico che pratico? Nel senso, come possiamo essere sia sicuri che la ricetta in sé sia buona ma anche che la persona in questione provi ricette con le più svariate caratteristiche (e che possano essere destinate a chi per reali motivi di salute o etica sceglie di non mangiare determinati cibi) per amor della sperimentazione -e perchè magari a volte davvero le mancano gli ingredienti- e non per fissazione?
Una proposta avrebbe lo stesso successo se lo slogan fosse “zero proteine?” Perché alcuni macronutrienti sono immediatamente catalogati come buoni e altri come cattivi? Siamo in grado di capire quanto certe diciture inconsciamente ci influenzano? Siamo ancora in grado di capire quando qualcosa ci appaga davvero o semplicemente ci fa sentire tranquilli? Di mangiare la versione vera del nostro dolcetto fit “senza sensi di colpa” senza sentirci in colpa?
Non mi stupisce se poi vediamo le torte di compleanno a base di cicciopancake. Noi siamo responsabili delle parole che usiamo ma invito le persone a usare del senso critico nel leggerle e nell’osservare, e di capire se qualcuno o qualcosa ci lascia una sensazione di “scomodità”.
Dal punto di vista pratico sicuramente NON ci possiamo fidare se nella ricetta mancano contemporaneamente grassi e qualcosa che dolcifichi, siano zuccheri o alternative come eritritolo. Ho fatto delle ricette high fat e low carb senza dubbio molto valide, così come credo possano essere buoni dei dolci non esageratamente grassi se ben dolcificati e se non sanno solo di farina integrale.
Ma se cominciano a mancare tutti e due, io comincio ad avere dubbi. Se c’è l’albume e poco altro, idem. Se ci sono venti gocce di aroma alla panna cotta, pure.
Spesso non do dosi precise e scrivo “a gusto/a piacere” perché voglio che vi esercitiate a sviluppare una vostra capacità di ascolto e di giudizio. Perché se credete che possano essere buoni dei pancakes con solo albume e avocado, la responsabilità sta un po’ nel mezzo 🙄
Io, dal canto mio, vi prometto che pubblicherò solo le ricette che mi vengono davvero bene, come questi quadrotti super fudgy ai cachi <3
Quadrotti fudgy al cioccolato e cachi – vegan, senza zuccheri aggiunti
2 cachi (200g circa)
20g farina di mandorle
50g farina di avena integrale
50 g cioccolato fondente senza zucchero (dolcificato con maltitolo)
1 C crema di chufa (se non l’avete in alternativa potete usare una crema di frutta secca naturalmente dolcina, come mandorle pelate o anacardi)
1 pizzico bicarbonato
Sciogliete il cioccolato e frullatelo con i cachi. Aggiungete le farine e il cucchiaio di crema.Versate in una teglia rettangolare e cuocete a 180° per 35 minuti. Fate raffreddare molto bene prima di tagliare. Spolverate con del cacao amaro e servite.