A seguito di una domanda su instagram in cui mi si chiedeva se l’alimentazione avesse mai inciso positivamente o negativamente su qualche aspetto della mia salute e del mio aver risposto tirando in ballo la questione “ritorno del ciclo” mi sono state fatte richieste di parlare più approfonditamente della questione, perciò ho deciso di dedicare un post apposito all’argomento e ho deciso di farlo qui sul blog in modo da non avere limiti di caratteri e da poter linkare anche qualche articolo che mi è servito per rendermi conto che forse stavo mangiando cose sbagliate per quella che era la mia condizione ormonale.
Ci tengo a sottolineare che quella che andrò a raccontare è la mia esperienza del tutto personale, e il modo in cui la situazione è stata risolta resta altrettanto soggettivo. Gli accorgimenti che ho preso non vogliono essere condivisi come leggi universali, ma possono servire come spunto di riflessione per interrogarsi sul SE come e quanto si mangia può effettivamente avere un ruolo nella questione.
Non sarà un articolo scientifico, non ne ho nè titoli nè conoscenze sufficienti, per quello vi metterò dei link da cui potrete far partire le vostre ricerche.
Partiamo col riassumere brevemente la mia storia. In sostanza, non ho mai avuto un ciclo naturale dall’età dello sviluppo se non prendendo pillola anticoncezionale. All’epoca nessuno ipotizzò che potessi soffrire di PCOS e non mi vennero mai prescritti controlli in tal senso. Verso i 16 anni mi sono ammalata di disturbi alimentari e depressione (credo sia la prima volta in cui lo dico senza troppi giri di parole??), ero arrivata a pesare davvero poco, un peso che sicuramente non avrebbe mai permesso la presenza di un ciclo mestruale. Verso i 18 anni stavo recuperando a poco a poco i chili persi, ma ero ancora in una situazione di sottopeso e avevo di tanto in tanto ancora episodi di abbuffate, insomma, il rapporto col cibo era tutt’altro che sereno. In quell’anno diventai vegetariana, cominciai a mangiare in modo che all’epoca consideravo più sano (sicuramente, in confronto alle schifezze ingurgitate prima da adolescente del DCA lo era), comprando burger e crocchette di cereali e di soia, cominciai a ridurre piano piano i derivati animali fino a escluderli completamente all’età di 20 anni. Ero molto sensibile alla questione del maltrattamento animale e non sopportavo che venissero inflitte tali sofferenze solo per produrre il nostro cibo, in modo naturale smisi di vedere certi alimenti come cose da mangiare: tolsi quindi alimenti di cui andavo golosissima fino a poco prima, come formaggi e latticini in primis. Leggendo libri e articoli vari mi ero anche convinta che vegan fosse anche la scelta migliore per la salute e che tutto ciò che era animale fosse responsabile di tutte le malattie moderne: carne e latticini erano le cose peggiori che si potessero mai mangiare. Poi ho cominciato a pensare che escludere gli alimenti animali non bastava. Era l’alimentazione cruda quella migliore per la salute! Alimenti vivi e vibranti, manipolati il meno possibile, frutta in quantità, grassi ridotti al minimo indispensabile: al massimo un po’ di avocado e olive nell’insalata. Mi concedevo qualche dolcetto raw di tanto in tanto (non senza sensi di colpa perchè erano comunque “strappi” a quello che era il modo più puro di nutrirsi) ma sostanzialmente mi nutrivo di frutta fino alla sera e poi o grandi insalate o qualcosa di cotto, sempre virando su fonti di carboidrati senza glutine e quasi sempre ad alto indice glicemico come patate, riso o pasta di mais. In inverno era più difficile mantenere questo tipo di dieta quindi alternavo pasti crudi/di frutta a pasti cotti, che spesso erano comunque a base di cereali o legumi o a volte anche qualcosa di pronto come cotolette di soia/lupino e alimenti del genere. Questo tipo di alimentazione non mi aveva mai dato tutti quei benefici di cui parlavano nei gruppi crudisti di cui facevo parte: nessuna pelle perfetta e luminosa (anzi, nessunissimo miglioramento da questo punto di vista), nessun livello di energia stellare. Mi sentivo piuttosto scoppiare dopo i pasti per poi avere fame pochissimo dopo, la pancia era costantemente gonfia e la sensazione di “bloating” perenne.
Dopo circa tre anni di veganismo, avevamo finalmente scoperto quale fosse il problema: sindrome dell’ovaio micropolicistico, piccole cisti disseminate per tutte le ovaie correlate a una produzione di ormoni maschili sopra la media. Abbiamo cominciato una cura a base di integratori di acido folico e inositolo da prendere tutti i giorni, con dei cicli di progestinici della durata di tre mesi ciascuno. Anche con questo trattamento il ciclo era tutt’altro che regolare, a volte saltava proprio, altre il flusso era praticamente impercettibile e si limitava a delle perditine sbadite che duravano al massimo un paio di giorni.
Poi ho conosciuto la palestra e l’alimentazione “sportiva”. Ancora ero vegana, quindi mangiare più proteico significava sostanzialmente rimpinzarsi di proteine in polvere per raggiungere una quota proteica difficilmente avvicinabile con la sola alimentazione, alimenti a base di glutine di frumento in quantità come affettati di mopur e muscolo di grano, e soia, soprattutto quella testurizzata perchè meno grassa (ahi Maria!), a volte tofu o tempeh e tanto yogurt. Ancora i grassi facevano parte della mia dieta veramente in modo scarso, anche perchè il piano che mi ero fatta fare dalla mia prima personal trainer ne prevedeva davvero pochi: come ho sempre sostenuto, avere una dieta vegana che non sia sbilanciata verso i carboidrati è veramente ma veramente difficile, a meno che non si voglia appunto mangiare soia e glutine tutti i giorni.
Cosa è cambiato? Come tutti sapete, a inizio di quest’anno ho ricominciato a desiderare nuovamente derivati animali e di conseguenza, dopo un -breve- periodo in cui ho tentato di scacciare l’idea, a mangiarli. Nel frattempo avevo cominciato a informarmi, sia leggendo articoli di nutrizionisti, sia seguendo su instagram profili di persone che avevano adottato approcci più “high-fat” al fine di equilibrare l’assetto ormonale (soprattutto influencer d’oltreoceano), sia parlando con altre amiche di vecchia data che soffrivano di amenorrea e che avevano già modificato le loro abitudini alimentari, passando da una dieta vegana a una onnivora.
Le informazioni che sono finita per raccogliere erano sconvolgenti (ma non troppo).
- La prima cosa da tenere sotto controllo per l’equilibrio ormonale era l’indice glicemico: tutto ciò che non avevo mai fatto io prediligendo un’alimentazione ricca di zuccheri -semplici e complessi che fossero- accompagnata da pochissimi grassi. Andavano scelti alimenti poco zuccherini (sì insomma, tipo i gelati di banana che mi facevo con 6oo g di frutta…), ridotto o eliminato completamente lo zucchero (sì, anche le varianti più “salutari” come quello di cocco, acero o miele: per il nostro corpo sono tutti uguali).
- Limitare il più possibile soia e glutine!! (e anche qui, un bel RIP per tutti gli anni in cui ho mangiato più soia delle mucche da allevamento intensivo).
- Prediligere grassi e proteine animali come uova, pesce e carni da animali ovviamente non da allevamento, ma allevati all’aperto/pascolo e nutriti con ciò che per natura dovrebbero mangiare.
La dieta vegana sicuramente NON è sbagliata per tutti, ma sicuramente non era giusta per me. Dopo qualche mese di vegetarianesimo ho deciso per la mia salute di reintrodurre anche il pesce (scegliendo quello pescato come il salmone selvaggio, o pesci di piccola taglia) in quanto una dieta ridotta a latticini (comunque non consigliatissimi per pcos se non quelli di capra e in piccole dosi e comunque non certo l’alimento più sano del mondo in generale) e uova come uniche fonti proteiche era decisamente poco varia e equilibrata.
Ho eliminato quasi completamente lo zucchero, preferendogli come dolcificanti i vari polioli -o sugar alcohols- quali eritritolo, maltitolo (usato soprattutto nel cioccolato), monk fruit, sciroppo di yacon oppure la stevia. Vorrei poter dire che sono bravissima e ho tolto tutti i dolcificanti artificiali, ma al sucralosio non sono ancora riuscita a dire addio. Ho passato alcuni mesi in cui le uniche fonti di carboidrati che assumevo erano l’avena la mattina e un po’ di pane di segale ogni tanto, mangiavo per il resto quasi totalmente paleo. Ho portato i grassi a quote che superavano i 100g/die e anche se ho ripreso peso, sapevo che era un effetto collaterale che dovevo aspettarmi per raggiungere uno scopo ben più importante. Noci, semi, uova, formaggi full fat, grassi come avocado, olio di cocco e ghee erano (e sono ancora) ciò di cui mi nutrivo principalmente.
Non ho più assunto integratori nè tantomeno medicinali specifici per il problema, se non ashwagandha quasi ogni sera, la quale, nonostante abbia cominciato ad assumerla per conciliare il sonno, ho scoperto essere di grande aiuto come regolatore degli ormoni sia maschili che femminile (compreso quello dello stress, il cortisolo!) e anche della glicemia. Un altro adattogeno che ha simili benefici è lo he shou wu. Per quanto riguarda l’alimentazione ho continuato a stare il più possibile attenta alla qualità e alla provenienza dei prodotti animali che acquisto: latticini e formaggi biologici e se possibile locali e di fattoria, uova quasi sempre del contadino (molto raramente mi è successo di acquistare al supermercato quelle bio perchè rimasta senza), pesce, come ho detto, non di allevamento ma pescato. Ho ridotto moltissimo la frutta (tendo a consumare più che altro frutti di bosco, più gestibili nelle quantità e più a basso ig), i legumi quasi totalmente eliminati se non saltuariamente sotto forma di pasta e cereali in piccole quantità. L’unico punto fermo è l’avena a colazione, che amo incondizionatamente perciò preferisco farne magari a meno nel resto della giornata ma non privarmi del porridge. Ah, beh, e la pizza settimanale. Quella sì però.
Nel giro di due mesi, alla tenera età di 25 anni, ho avuto il mio primo ciclo naturale. E poi l’ho avuto anche il mese successivo, e poi quello dopo ancora. Non sempre è regolare, non sempre il flusso è abbondante, non sempre ha la stessa durata ma per ora non ha mai saltato un appuntamento. Non ho ancora rifatto una visita ginecologica e non so come stiano effettivamente le mie ovaie ma quando avrò notizie vi farò senza dubbio sapere se le cisti sono ancora presenti o meno.
Un’ultima cosa che ci tengo a specificare è che per queste cose può volerci davvero tanto tanto tempo (soprattutto se si viene da un disturbo alimentare!) affinchè le cose si ristabiliscano, e anche che, a mio avviso, l’assenza di ciclo in certe casi particolari non è dipendente dalla sola e esclusiva alimentazione. Nella mia situazione, parlando con persone che praticavano forme di medicina o psicologia “alternativa” (mi riferisco a tecniche come pranoterapia, reiki, iridologia, costellazioni familiari) è uscito più volte fuori come avessi da risolvere delle insicurezze connesse al mio lato femminile, ancora inaccettato, forse a causa di un rapporto conflittuale e deludente con la figura materna (cosa che ho assolutamente riscontrato come veritiera). Non voglio scendere in particolari nè sviare dal tema principale, ma mi ci sono effettivamente voluti ANNI e ANNI per accettare, perdonare e superare certe mancanze e non nascondo che potessi avere concretamente dei blocchi legati alla sfera sessuale dovuti a relazioni genitoriali sui generis.
Spero di essere stata il più possibile esaustiva, di avervi offerto spunti e di non avervi annoiato. Vi lascio qui sotto dei link su articoli e post che sono stati utili o di ispirazione in questo percorso. Auguro a tutte voi che possiate risolvere una questione che è tanto fisica quanto mentale e che riusciate a riconnettervi a tutto tondo con la vostra parte femminile.
- Sulla soia e il possibile ruolo nella policistosi -anche- ovarica: http://www.emanuelacaorsi.com/DEV/soia-scopriamo-qualcosa-piu/
- Dieta consigliata per PCOS: http://www.alimentazioneinequilibrio.com/pcos-colazione-da-regine-per-indurre-lovulazione/
http://www.alimentazioneinequilibrio.com/alimentazione-e-donne-la-pcos/ - Su colesterolo e uova (non direttamente correlati ma molto interessanti e utile per capire perchè è bene ridurre gli zuccheri piuttosto che le uova) : http://www.alimentazioneinequilibrio.com/i-benefici-del-colesterolo/
http://www.alimentazioneinequilibrio.com/chi-ha-paura-delle-uova/ - Da dieta vegan a dieta onnivora con PCOS: http://www.leefromamerica.com/blog/2017/2/11/why-i-re-incorporated-meat-again
http://www.leefromamerica.com/blog/top-tips-for-pcos?rq=pcos - Altro articolo interessante sulla risoluzione di problemi ormonali tornando a una dieta onnivora: http://thebluebride.com/lifestyle/why-i-abandoned-my-vegan-diet-paleo-waffles
zia Consu says
Grazie Nocciolina per questa tua esaustiva testimonianza. Anch’io ho avuto un percorso molto difficile in tal senso che ho risulto alla tenera età di 32 anni…adesso sono mamma e le cose sembrano essersi finalmente stabilizzate. Anche se un po’ il rapporto conflittuale col cibo torna a bussare alla mia porta..forse non mi abbandonerà mai.
Un abbraccio e buon we <3
la zia Consu
Titangel says
Grazie!Grazie perche in questo articolo ho rivisto la mia storia.Sono in amenorrea di origine ipotalamica da quasi cinque anni e,nonostante abbia gia da tempo smesso di vomitare,non riesco a debellare l ossessione per il cibo e per la sana alimentazione.Mi concedo qualche sgarro nel fine settimana,ma questo mi provoca ansia e un senso di sporcizia che mi fa stare molto male.Adesso,leggendo quanto Lei scrive,mi sento meno sola.Ancora grazie e complimenti per questo blog.