E’ passato un bel po’ di tempo dall’ultimo post che ho scritto sul Taste, risultato della mia primissima volta tra quei lunghissimi corridoi pieni di eccellenze italiane da degustare e di tanto entusiasmo. Dopo quell’episodio che porta la data Marzo 2013 sono tornata ogni anno ad esclusione dello scorso benchè non ne avessi scritto più niente. Molti dei produttori sono una costante di tutte le edizioni, e le ultime, in cui ero già diventata vegana, rimasi un po’ delusa dalla poca presenza di prodotti che potessero essere destinati a questa fetta della popolazione sempre in crescita (e che quindi, parlando in toni brutalmente pragmatici, dovrebbe essere in qualche modo di interesse anche per chi ha meri scopi di mercato). E’ vero che il Taste è un salone che presenta prodotti legati al territorio e quindi formaggi, grani e salumi avranno probabilmente sempre la meglio, ma l’Italia è anche terra di buonissimi legumi e cereali “alternativi” che negli ultimi anni hanno rivisto la luce e mi aspettavo che ci fosse un po’ più di ricerca e attenzione a alimenti un po’ meno “mainstream”, visto che anche lumache o bottarga, per dire due degli espositori presenti, immagino siano piuttosto di nicchia.
Questa edizione invece mi ha riservato delle piacevoli sorprese, a cominciare dallo stand di Vegan Delicious, i primi insaccati completamente vegan e senza glutine in Italia, in questi giorni un po’ bersagliati dalle polemiche per la storia della macelleria che si è messa a vendere i loro prodotti che vorrei lasciar fuori da questa sede concentrando l’attenzione sul fatto che il loro è anche il primo espositore vegan presente al Taste e credo che sia un grande traguardo che in mezzo a tanti prodotti animali abbia trovato posto anche un articolo che di animale (discutibile o meno che sia) ha solo le sembianze.
Rispetto a qualche anno fa ho trovato maggior riguardo verso un’alimentazione più sana in generale, la pasta che fino a qualche anno fa era solo di grano e al massimo integrale è diventata di farro, senza glutine, e addirittura, novità di quest’anno, di legumi (Legù), o ancora di grani antichi (come Rustichella d’Abruzzo, che propone vari formati a base di grano Senatore Cappelli e Saragolla).
Sempre coi legumi c’è chi prepara zuppe, creme e salsine da spalmare in barattolo, ho assaggiato i patè di ceci e fagioli dell’ Azienda agricola umbra Alberti Guido o quelli dell’Agricola del Sole, di cui ho preso nello shop anche una cremina di cicerchie e pomodori secchi da portare a casa. Sempre di quest’ultima azienda ho assaggiato anche i tarallini di grano arso e multicereali all’olio d’oliva che spaccavano di brutto.
L’azienda ligure Frantoio Bianco ha poi avviato una linea biologica includendo accanto al pesto classico quello vegan ed altri patè vegetali, ho assaggiato il pesto che ho trovato davvero delicato e gustoso, così sulla fiducia non essendo grande consumatrice di pesto ho acquistato la salsina ai pomodori secchi per casa.
Altre due scoperte degne di menzione sono i ketchup “alternativi” prodotti dall’azienda agricola Nonno Andrea realizzati con le verdure da loro coltivate e ideati dallo Chef Vegan Martino Beria. Uno rosso, più tradizionale, uno arancione, a base di zucca e un po’ piccantino, e quello verde, a base di pomodori verdi e dal gusto più deciso. Ho promosso tutto a partire dal concept, al packaging a ovviamente, il sapore. Con mio dispiacere questi prodotti non erano in vendita nello shop dove però ho trovato un’alternativa altrettanto valida (di cui invece mi era sfuggito l’espositore in fiera) ovvero il Checiappe della toscanissima (come si evince dal nome) Osteria de’ Ciotti, anche questo distante anni luce dal ketchup che ci servono in bustina con le patatine fritte ai ristoranti.
Sempre per la sezione salata data la mia adorazione per le gallette non posso non menzionare rapidamente quelle di Fabbri e Zaccaria, di cui oltre alla gallette di riso rosso ho acquistato anche il chicco Rosa Marchetti, che conto di provare quanto prima.
OVVIAMENTE non ho solo assunto cibo solido, ma tra un boccone e l’altro, per assicurarmi di averlo buttato giù bene, ho accompagnato gli assaggi con degustazioni di qualche birra e vino.
Ora, in fatto di birra sono un po’ particolare, non è da molto che ho scoperto che (qualche tipo) mi piace quindi non ne sono una gran conoscitrice, ma quel che so è che per piacermi deve avere tante bollicine, essere chiara e non troppo amara. Sono sicura che ci sia un termine tecnico per descrivere queste caratteristiche che io non conosco, ma posso dire di averle ritrovate nella meravigliosa Baladin Metodo Classico. Il marchio lo conoscevo già, ma a parte la Nora che adoro non ne avevo bevute altri tipi nè avevo mai visto questa da nessuna parte. Il perchè è presto detto, per produrla sono necessari più cicli di rifermentazione, un lungo periodo di riposo “sui lieviti” e richiede una bottiglia dal peso importante che possa sostenere le alte pressioni generate dalla fermentazione. Il risultato è una insolita birra realizzata a partire da una tecnica messa a punto per la produzione dei vini. Sarà per quello che mi è piaciuta particolarmente!:D
Sempre sul fronte enologico, mi sono innamorata di un Brachetto dolce e aromatico di cui non ho potuto non portare a casa una bottiglia per le occasioni speciali, quello dell’Azienda Agricola Ivaldi Dario. Inutile dire che non vedo l’ora di poterlo aprire!
Se nel versante del salato ho avuto modo di assaggiare comunque prelibatezze niente male è stata la sezione dedicata al dolce a riservarmi le più piacevoli sorprese. Se per i cibi salati infatti è più facile produrre qualcosa che sia senza derivati animali senza “sapere di farlo” (mi spiego meglio, se produco passata di pomodoro o pasta sto vendendo un prodotto che è già vegano senza farci caso) nel dolce molto spesso un prodotto senza latte e uova è frutto di una ricerca, quasi sempre intenzionale, vuoi che si intenda dedicare il nostro prodotto a intolleranti, vuoi che sia pensato esplicitamente per vegani. E qui con estrema sorpresa ho trovato molta più apertura rispetto a un tempo: produttori che fino allo scorso anno non avevano pensato a una crema di cioccolato e nocciole senza latte, per dire, quest’anno ecco che la nocciolata vegan compariva tra i loro articoli.
Per restare sempre sul tema, infatti, ho trovato la versione dairy free della crema di nocciole di Galamella, molto dolce e soprendentemente simile alla -ella più famosa.
Nonostante il nome del blog possa ingannare preferisco la Nocciola a qualsiasi altra frutta secca (anche se, forse non tutti sanno che, infondo gli arachidi sono legumi e quindi posso mettere le nocciole in cima alla classifica senza troppi sensi di colpa) e uno degli espositori che ho preferito è stato quello di Altalanga, azienda agricola di Torino che si dedica alla produzione di nocciole e suoi derivati biologica. Ho acquistato la loro liscissima pasta di nocciole (disponibile in due gradazioni di tostatura) e assaggiato la crema spalmabile di cioccolato e nocciole, anche questa proposta in due varianti, una con il 65% di nocciole e l’altra con il 52%, per i palati a un gusto più dolce.
Quella che forse mi è piaciuta più di tutti è però forse la +55 di Guido Castagna, dal gusto rotondo e per niente stucchevole, di cui ho assaggiato anche il gianduiotto che si scioglieva letteralmente in bocca. Tutti i prodotti presenti mi sono stati descritti come senza latte ad eccezione delle tavolette, che riportavano, ça va sans dire, la dicitura “al latte”.
Altro espositore interessante per me che sono “nut butter addicted” è stato senz’altro quello di Pariani, azienda specializzata nella produzione di olii, farine e paste di frutta secca anche particolari, come quella di pinolo che non mi era mai capitato di trovare da nessun’altra parte.
Direi di passare infine ai dolci “dolci” per concludere in bellezza. Ho notato sempre con piacere che molte marche di cioccolato hanno introdotto una linea biologica, utilizzando pertanto ingredienti bio e zucchero di canna, come il cioccolato modicano di Luchino Cioccolateria Artigianale o quello di Gardini, che ha accostato alla classica la linea “CioccoHealth”, in cui le tavolette fondenti accolgono superfood come la quinoa o la curcuma.
Novità interessante anche il Croccante di Toni di Dolce Bressan, che non è il solito a cui siamo abituati: si tratta infatti di un croccante cotto al forno che presenta più le sembianze di un biscotto, sia per aspetto che per consistenza, oltre alle varie fantasiose aromatizzazioni.
Menzione speciale per la mousse di cioccolato all’acqua in vasetto di Chox, delicata ma dal sapore deciso di cioccolato con pochissimi ingredienti, che non sono riuscita a immortalare ma vi chiedo di fidarvi sulla parola.
Altro prodotto degno di menzione è la Martarè Vegan, celebre tortino fondente di cioccolato che da quest’anno è disponibile anche in versione senza uova e senza latte. Anche quest’anno presente l’espositore della forse più famosa Torta Pistocchi, la cui versione vegana è però ormai in circolazione da almeno tre anni.
Altre due aziende che hanno alcuni articoli vegan all’interno della loro produzione sono Deseo e il biscottificio Il mondo di Laura.
Nel primo caso ha affiancato i cantucci classici anche una versione di cantucci senza ingredienti animali e accanto ai cookies con il burro dei biscottini fatti con olio extravergine di oliva.
La seconda azienda ha ben tre cookies vegan in catalogo: alle gocce di cioccolato, al cioccolato e cioccolato e arancia candita. Tutti i frollini sono privi di latte e sono certificati Parve, ovvero rispettosi dei dettami di un’alimentazione Kosher.
Con questo chiudo questo lungo excursus su questa edizione del Taste, sperando, in caso dovessi tornare anche il prossimo anno, di trovare sempre più prodotti che non fanno uso di ingredienti animali.
Al solito sono ben accolti impressioni e pareri, soprattutto nel caso avessi qualche lettore che ha partecipato.
Alla prossima:)