Sono passati almeno due anni dall’ultimo articolo, che tra l’altro, parlava di un evento successo un anno prima. Stava scorrendo tutto tranquillamente inosservato finché ieri sera, mentre mi rigiravo nel letto per cercare di prendere sonno non ho pensato che mi sarebbe piaciuto tornare a scrivere qua, ma mi sarebbe piaciuto anche avere qualcosa da scrivere qua. Non so se al momento mi manchino più contenuti (sicuramente vero, visto che cucinare non è un verbo che fa più parte del mio vocabolario almeno dalla fine del lockdown) o più il tempo (sicuramente vero e forse anche di più). Quindi no, non so né perché né di cosa sto per parlare, ma voglio rispettare questa esigenza e questo momento di calma, in cui non ho fretta e non devo correre da qualche parte, sensazione così ormai per me rara.
Sono cambiate così tante cose negli ultimi due anni. Tante cose che negli ultimissimi articoli avevo buttato un po’ qua e un po’ là senza forse mai dirle per esplicito, ovvero una nuova (ormai non più così tanto) città e un nuovo percorso universitario che avevo all’epoca appena iniziato e che se Dio vuole sta giungendo al termine. La perdita della persona più importante della mia vita, un dolore mai provato da cui temevo di non riuscire a rialzarmi eppure, ancora a volte zoppicante, ci ho guadagnato una voglia di libertà, di vivere a mille e una consapevolezza di ciò che mi fa stare bene e di ciò che invece no che mi hanno permesso di prendere coraggio e fare scelte che mi hanno portato ulteriore consapevolezza e fame di vivere. Un amore finito e un’ulteriore rinascita. Dopo un 2021 da dimenticare e un 2022 iniziato malissimo, non esagero se dico che la seconda parte dell’anno appena trascorso mi ha visto serena come da tanto non ero. Ho cominciato a vivermi questa città cercando di conoscerla senza pregiudizi, ho smesso di detestarla e iniziato a trovare modi di apprezzarla, ho conosciuto nuove persone, ne ho conosciute meglio altre, mi sono conosciuta meglio anch’io. Ci sono stati dei momenti in cui mi sono sentita viva, bella, forte. Non sono mancati altri momenti in cui mi sono comunque sentita molto sola, diversa, incompresa. E mi sono rassegnata al fatto che forse sarà sempre così, i miei angoli di buio e di silenzio, che cerco spesso di nascondere, in lotta con il mio bisogno di vivere ogni emozione a fior di pelle, di parlareparlareparlare, di mettermi in mostra, di brillare finalmente di una luce che è solo mia.
Il 2023 è iniziato con l’ennesima crepa sul cuore e solo questi primi due mesi mi hanno lasciato addosso una stanchezza e una pesantezza non indifferente, che si è andata ad aggiungere a quella accumulata ai due anni precedenti di questo percorso universitario che non credevo mi avrebbe messa così tanto in difficoltà. Sono sicura che parte del motivo per cui ho impiegato tanta fatica a far pace con questa città dipenda dal mio aver vissuto così male questa seconda laurea. Ho pensato tante volte di abbandonare, ma il pensiero che non avrei saputo dove andare a parare se non l’avessi portato a termine e il fatto di vedermi, alla fine di tutto, a svolgere questa professione, mi ha permesso di superare i miei -non pochi- momenti di blocco (che sicuramente non sono ancora finiti). Per una volta posso dire di avere un obiettivo, anche se dai contorni sfumati e corredato da innumerevoli piani B e C, e spero che la prossima volta che scriverò qua, dando per scontato che non succederà tanto in fretta, sarà per scrivere “raga, mi sono laureata e sono una dietista, ciao”.
Ho fatto un bel po’ di viaggetti, sia in Italia che fuori, di cui mi sarebbe piaciuto scrivere qua, ché per una chiacchierona come me i post su instagram sono sempre stati limitanti. Sono tornata a Napoli soltanto due estati dopo (e fosse per me ci tornerei pure questa, eh) e ho aggiunto altri posti del cuore alla lista, ho visto per la prima volta un po’ di Puglia, ho volato a Valencia e ci ho lasciato un pezzo di cuore, sono andata ad Amsterdam e ci ho lasciato l’altro pezzo.
Sto per abbandonare i miei twenties e questa cosa mi fa sentire profondamente in ansia. Perché non mi sembra possibile, non mi sembra vero, mi sembra di avere ancora così tante esperienze da vivere che non mi sento pronta ad essere già percepita come una donna adulta che a certe cose ormai non ci dovrebbe più pensare. Ché se anche nel profondo lo sai che non è certo l’età a determinare ciò di cui uno si deve (pre)occupare e a cui si deve dedicare, un po’ quella vocina che sussurra “sei fuori tempo” forse anche io la sento. Un tempo che va fin troppo veloce per la lentezza con cui sono riuscita ad uscire fuori, a conoscermi, ad accettarmi e pure ad apprezzarmi. Ma anche nel mio ritardo penso di aver raggiunto dei traguardi notevoli, per niente banali o scontati. E allora va bene, forse il mio tempo va bene.