Proseguiamo con le restanti serie ingurgitate durante i due mesi di reclusione. Qui troveremo un po’ di tutto senza un reale filo logico se non quello di essere rimaste fuori per motivi di spazio dalla collezione precedente. Compaiono infatti tra queste una piacevole sorpresa tutta tedesca, un’incognita un po’ angelica un po’ fantascientifica, una incommentabile non-sorpresa (nel senso che non mi aspettavo niente di diverso) Made in Italy e infine una sit-com leggera e fresca a stelle e strisce.
Dark, stag. 1-2
Nel mentre che mi ero disconnessa dal virtuale e fingevo di spendere il mio tempo in modo costruttivo, stavo in realtà investendo tutte le mie energie mentali nel bingewatchare Dark.
Avevo salutato l’Instagram prima del momentaneo abbandono con un po’ di titubanza post Pilot, sono tornata infognata come non mai dopo aver programmato itinerari di viaggio in Germania che comprendano la visita a Winden e cercato il libro per viaggiare nel tempo su Amazon.
Vorrei approfondire il discorso, ma dove cominciare? O forse, sarebbe meglio dire QUANDO ahahha ok scusate.
Devo ammettere che come già avevo confessato ero rimasta con delle perplessità relative a ambientazione angusta e lentezza del ritmo narrativo dopo il primo episodio, che mi ha accompagnato più o meno per le prime tre puntate. Dopodiché ha cominciato gradualmente a prendermi, ma ero ancora distante dal pensare giorno e notte ai possibili risvolti della vicenda (perchè sì, sono arrivata a tanto :’D). Ero stata avvisata di quanto sarebbe stato complicato starci dietro, che andasse guardato con gli alberi genealogici davanti o con carta e penna per prendere appunti, ma, benché avvincente mi sembrava ancora tutto piuttosto tranquillo e facile da seguire. Avevo anche azzeccato diversi “colpi di scena” (SPOILER: Mikkel being Jonas father, il bambino ritrovato nel 2019 being Mads scomparso nel 1986, lo straniero being Jonas da grande…) quindi mi sentivo molto figa per la mia perspicacia ed ero tipo “beh?? Tutta qui la difficoltàhh?!!”).
Le cose si complicano nel momento in cui le dimensioni temporali in cui i nostri protagonisti sono ritratti (e tra cui si spostano) da 2 diventano ben 4, e al 1986 si aggiunge anche il 1953 e il 1921, pertanto diventa chiaro che lo stesso personaggio potrà essere rappresentato a distanza di 33 e 66 anni, rendendo la trama una tela intricata entro cui è più facile smarrirsi. Ciò detto, è possibile riuscire a seguire il tutto senza schemi davanti, se si mantiene alto il livello di attenzione e se non si ha la memoria di un pesce rosso.
Ma di che parla, insomma?
L’intera vicenda si svolge nella cittadina tedesca di Winden e interessa diversi personaggi che si scoprirà essere molto di frequente legati tra loro, spesso familiarmente, ma non solo. La narrazione parte da due vicende apparentemente scollegate tra loro, il suicidio di Michael Kanwhald, padre di Jonas, e la scomparsa dell’undicenne Mikkel Nielsen, figlio di Ulrich Nielsen (che aveva già assistito alla scomparsa del fratello 33 anni prima) che da quel momento avrà come unico scopo quello di ritrovare il bambino. Al contempo continuano a scomparire altri bambini, e vengono ritrovati dei corpi di ragazzini con delle bruciature in volto all’altezza degli occhi. La sparizione di Mikkel e quella di Mads Nielsen nel 1986 sono legate da alcuni fatti inspiegabili: dal cielo piovono uccelli morti, in un campo vengono ritrovati carcasse di pecore e in entrambi i casi i timpani sono esplosi a seguito di una forte pressione, esattamente come nei cadaveri dei bambini rinvenuti. Da questo momento la vita di nessun abitante di Winden sarà come prima; si darà vita a un circolo di eventi misteriosi che lasceranno più domande che risposte. Nessuna scena, nessun dialogo, nessun dettaglio è lasciato al caso, presto vi renderete conto di come tutto (e tutti) sia collegato, e non sempre vi piacerà.
Commento -con spoiler- di fine seconda stagione: nel momento della rivelazione dell’identità di Adam ho cominciato a trovare che tutto si sia un po’ eccessivamente e inutilmente complicato: hanno cominciato ad essere poco chiare le alleanze, i reali obiettivi di ciascun viaggiatore (Noah, Claudia, Adam, Jonas), chi fossero i buoni, chi i cattivi, chi volesse chiudere o aprire il varco, chi volesse porre fine al ciclo, chi al mondo, chi al tempo. Personalmente non mi è piaciuto molto il palesamento di Adam come lo Jonas del futuro, che mi è apparsa come un ipercomplicazione evitabile tanto quanto Elisabeth essere allo stesso tempo sia la madre che la figlia di Charlotte. Non è sicuramente un telefilm realistico sin dal principio, ma sono due fatti che mi hanno fatto dire “seh vabbè dai, anche meno”. Così come l’ultimissima scena della stagione. Non solo diverse dimensioni temporali, ma anche mondi paralleli? Spero tanto che non si cada nel voler a tutti i costi sorprendere lo spettatore finendo per proporre soluzioni che non stanno né in cielo né in terra, anche per un telefilm che tratta di sovrannaturale. Fortunatamente la terza sarà l’ultima, il che dovrebbe impedire uno sviluppo senza fine e senza senso solo per continuare ad allungare il brodo alla Pretty Little Liars.
Voto serie: 8 1/2
The OA, 1° stagione
BOH. Non ho altre espressioni che possano descrivere meglio il mio stato d’animo al termine della prima stagione di questo telefilm. Forse anche “bah” potrebbe andare. Ho cambiato diverse posizioni nel corso della visione della stagione, che sono passate da “beh sì la trama è interessante, forse un po’ lentino”, a “non ho capito il senso di questa scena”o “non ho capito il senso di questo dialogo” a “non è male ma non mi sta prendendo molto”, a “ma che versi fanno?!” per finire con “ok, non mi ha fatto schifo ma non ho tutta questa voglia di iniziare la seconda stagione al momento”. Se dovessi infatti rispondere alla domanda “ti è piaciuto?” avrei qualche difficoltà. Ci sono delle cose che ho apprezzato, altre meno; di certo, bisogna entrare nell’ottica che ciò che vediamo non avrà sempre una spiegazione logica e che dovremo semplicemente accettarlo senza farci troppe domande e ricercare un qualche riscontro nella realtà.
Ma veniamo alla trama. Praire Johnson viene immortalata in un video registrato da un cellulare nel tentativo di gettarsi dal ciglio di una strada: era sparita da 7 anni senza lasciare tracce e al momento della scomparsa era cieca. La ritroviamo in un letto di ospedale vedente e con un nuovo nome: la ragazza sostiene infatti di chiamarsi “The OA” (che sta per “Original Angel“). Ben presto comincerà il racconto a ritroso della sua storia, a partire dalla sua infanzia in Russia (dove è nata e cresciuta prima che i Johnson la adottassero) per arrivare ovviamente ai fatti occorsi durante i 7 anni della sua sparizione, al cospetto di un piccolo gruppo di 5 persone da lei radunate per aiutarla in una missione che capiremo nel corso delle puntate. Fanno parte del gruppo un giovane liceale ribelle e con tendenze violente, un brillante studente con problemi familiari, un ragazzino transgender e l’amico orfano, una professoressa prossima alla pensione afflitta dalla perdita del fratello gemello.
Portali verso altre dimensioni aperti da bizzarri movimenti e ritorno dal mondo dei morti con poteri sovrannaturali è ciò che dovrete aspettarvi da questo telefilm, che ha sicuramente una trama ben sviluppata, coerente e anche piuttosto originale (progetto ambizioso al giorno d’oggi, bisogna ammetterlo) ma che molto spesso vi metterà davanti a fatti che sfideranno i limiti della vostra umana ragione. Benché voglia dire tutto e niente, credo che “strano” sia l’aggettivo che più si presta a descrivere The OA.
La serie è costituita da due stagioni, dopo le quali non è stata rinnovata da Netflix.
Voto 1 stagione/serie: ???
Summertime
NO.
Ah, non va bene come recensione mi dite? Dovrei articolarla? Non vi fidate sulla parola? Come volete.
Gli attori sono boni. Sì, è vero. Ma Summertime offre ben poco di più, e purtroppo non stiamo parlando di una campagna pubblicitaria di Benetton quindi no, non è sufficiente per salvare una serie tv. Perchè si da il caso che fatta eccezione di uno (e mi riferisco ovviamente ad Ludovico Tersigni, l’unico veramente valido, uno e mezzo se vogliamo moderatamente allargarci anche ad Andrea Lattanzi/Dario) sti attori boni non sappiano minimamente recitare, creando serio imbarazzo nello spettatore sbigottito dal primo all’ultimo episodio. Vi dico solo che c’ho messo un mese per guardare 8, inutilissimi, episodi. Perchè sì oltre alla visibile incapacità recitativa dei personaggi principali (prima tra tutte la protagonista Summer, seguita a ruota dall’amico Edoardo), in queste puntate non succede assolutamente niente. Non un colpo di scena, un’emozione, un respiro trattenuto, un “ma non mi dire!”, ma manco una risata. Oltre alla sensazione di disagio provata nell’assistere al tentativo maldestro e mal riuscito di impersonali ruoli non certo impegnativi, non manca quella nei confronti dei lunghi silenzi tra i personaggi e, quando ce la fanno a dire qualcosa, dei dialoghi vuoti e banali in cui persino io avrei trovato qualcosa di più brillante da rispondere. Personaggi antipatici, antipaticissimi, e ancora una volta il primato è tutto di Summer, che nonostante tratti chiunque di merda non si capisce come alla fine si scopre avere tutti ai suoi piedi. Anche ce l’avesse d’oro, mi sembrerebbe troppo tutto sto hype nei confronti di una tipa tanto lamentosa, e sulle sue. Un palo in culo, ‘na gatta morta. Tanto dramma (e conseguente odio per il suo nome) per un padre che poi alla fine non vede giusto due mesi l’anno, tanta puzza per darla a un Ale che si prende pesci in faccia per quattro puntate per averle “mentito” quando si erano conosciuti da neanche dieci secondi, non parliamo delle scenata del penultimo episodio quando le viene proposta una gita in moto con destinazione a sorpresa. L’unica cosa che non ho potuto fare a meno di chiedermi è stata com’è che nessuno ce l’avesse ancora mandata. Altra storyline abbastanza pietosa, almeno per come inizia, quella di Dario, insospettabilmente arrivato a 30 anni -apparenti- vergine ma che inspiegabilmente si butta a pesce sulla nuova arrivata che gli fa due complimenti sulla sua musica (in effetti un po’ di più due, eh eh Sofia!) e che poi si rivela lesbica, lui ci rimane male, malissimo, ma poi tanto era innamorato di un’altra quindi tutto finisce in fretta nel dimenticatoio. Peccato per quello che hanno scelto per Sofia (chi è riuscito a vederne la fine può capire) che meritava leggermente di meglio, o almeno, non una storyline uguale a quella di Edo. Su Edoardo e la biondina villeggatrice vorrei stendere un velo pietoso, vicenda ridicola per come è iniziata e ancor di più per come è finita, passando per la recitazione (e la voce, e l’accento!) fastidiosissima -e ridicola- della vicentina. “Ma me la dici una cosgia in Tedeschcoooo????” A Edoardo mi vien solo da dire “ripigliati zi”, che c’hai una certa età e dovresti aver capito ormai come va il mondo.
Pare che la gente abbia apprezzato di questo prodotto la fotografia e l’ambientazione: di certo i colori saturi e vibranti hanno contribuito a suscitare nello spettatore annoiato dal resto voglia di spiaggia e di estate, adempimento di cui sfortunatamente non si possono attribuire meriti ad altro fattore che al color grading.
Ah! Dimenticavo, ai fini del giudizi finale ritengo non irrilevante menzionare il fatto che ce l’abbiano presentato come ispirato al romanzo di Moccia “Tre Metri Sopra al Cielo”. Ora, non che il suddetto racconto sia un’opera letteraria e so anche benissimo che ai tempi mi piacque perchè avevo 13 anni, ma persino a quell’età non ero nuova di serie tv e avevo sicuramente seguito teen-drama meglio scritti di questo. Oltre a non c’entrare un fico secco con 3MSC se non per un tizio che guida una moto, ad essere la protagonista persino più antipatica di Babi (LO GIURO) ecco, io sono piuttosto sicura che l’avrei trovato un pessimo prodotto commerciale anche ai tempi, sì.
Voto: 3 (tutto per Tersigni, ofc)
Atypical, stag. 1-3
Atypical è una comedy statunitense composta attualmente da 3 stagioni che ruota attorno alla vita di Sam, liceale affetto dalla sindrome di Asperger (o come si preferisce nella serie “on the Spectrum”) e alla sua famiglia. Inizialmente le vicende che riguardano gli altri componenti del nucleo familiare sembrano essere relativi esclusivamente alla gestione di Sam ma le loro storie si faranno sempre più indipendenti da quella del figlio, soprattutto nel momento in cui questo comincia a ricercare maggiore autonomia, non senza le difficoltà di un ragazzo che si è sempre visto accudito e quasi “soffocato” dalle premure della madre Elsa, la quale appare invece evidente che abbia trascurato un altro rapporto, quello col marito Doug. Anche la sorella Casey ha una sua storyline che procede indipendente da quella del fratello, e che grazie al suo caratterino e al suo non avere peli sulla lingua, non sarà certo più noiosa e meno movimentata. Altri personaggi ricorrenti sono la psicoterapeuta Julia di cui Sam si scopre innamorato, il migliore amico del protagonista Zahid, che lo guiderà nell’approccio al sesso femminile, Evan, il primo amore di Casey e Paige, la fidanzata di Sam, simpaticamente insopportabile con la sua parlantina e le sue manie di protagonismo.
Sì, rispetto a ciò che avete letto fin’ora sembra ne stia parlando in termini un po’ tiepidi: in realtà Atypical è uno di quei telefilm di cui ti finisci una stagione in due giorni, un po’ per la brevità degli episodi un po’ per la freschezza di come vengano trattati i temi, ma che a differenza di altri, appena chiuso il computer e terminata la puntata, tutto finisce lì e non continui a pensarci.
Le vicissitudini che vedono protagonisti i nostri personaggi sono un po’ quelle di tutte le famiglie, i “drammi” adolescenziali, gli amori di una vita non più curati e riscoperti grazie -o a causa- di scelte sbagliate, le amicizie speciali come quella tra Sam e Zahid, uniti da un legame forte che non sarà esente da difficoltà e “intrusioni”, con uno sguardo costante sul mondo poco esplorato dell’autismo, entro cui siamo introdotti con estremo tatto e delicatezza. Impossibile non affezionarsi al protagonista e ai suoi pinguini, non ridere difronte alle pillole di saggezza di Zahid, non fare il tifo per Casey alle prese con l’ambiente inizialmente ostile della scuola prestigiosa in cui viene ammessa e non essere divertiti dalle sue freddure. La terza stagione ritrae Sam approdato al College, alle prese con le difficoltà incontrate nel seguire le lezioni e nello svolgere le assegnazioni (in particolare quelle di Etica, in cui è costretto a porsi per la prima volta delle domande di natura morale, con cui non è familiare); i genitori che cercano di ricucire lo strappo provocato dall’errore commesso da Elsa nel corso della prima stagione non ancora perdonato e Casey divisa tra vecchi e nuovi amori e tra performance atletica e la vita spensierata di ogni ragazza della sua età. Atypical è stata rinnovata per una quarta e ultima stagione prevista per il 2021 e sono molto curiosa di vedere quali sfide Sam si troverà ad affrontare ma soprattutto i casini che combinerà Casey che sì è forse l’unica ad avere solidamente conquistato un posto nel mio cuore (semi-spoiler: insieme un po’ ad Evan che però sob, questa è stata forse la prima volta in cui ho shippato più het che slash -forse perchè non nutro particolare simpatia per Izzie- shocking uh?).
Voto: 7 1/2