Eccomi qui, anche se stavolta decisamente più fuori tempo massimo del solito. Nonostante la sparizione (ho dovuto scrivere altro, decisamente meno gradito) non avevo smesso di appuntarmi le cose degne di nota, e visto che sapete che scrivere il post sui preferiti, che qualcuno lo legga o meno, mi piace sempre tanto, ho deciso di recuperare comunque l’appuntamento unendo due mesi in uno.
1. Hair, Skin & Nails Supplements di Prozis
Ad ogni cambio di stagione vengo puntualmente colpita da un’abbondante perdita di capelli, che raggiunge il suo picco generalmente negli ultimi mesi estivi in prossimità con l’arrivo dell’autunno. Di integratori per i capelli di conseguenza ne ho provati tanti ma nessuno mi ha dato tanti risultati (e soprattutto, immediati!) come questo di Prozis. Dopo pochissimo dall’inizio del ciclo la caduta ha cominciato a farsi meno massiccia e anche i miglioramenti sul fronte unghie, da sempre fragili e propense a sfaldarsi, sono stati notevoli. Non mi resta che tentare la prova del nove alla fine dell’estate, sperando di bissare l’esito positivo.
Prezzo: 9,99€ per 60 pastiglie; la dose è due al giorno quindi una confezione vi durerà un mese.
2. Coconut Tortilla Chips & Pili Nuts
Sì, sono un po’ scorretta perchè entrambe le ho scovate a Londra da Whole Foods ma le cose che ho visto nei supermercati/assaggiato nella City e ho amato (e su cui ho pianto perchè ancora introvabili qui da noi) sono state parecchie e penso che sia cosa buona e giusta almeno far conoscere le scoperte più meritevoli.
In primis le tortillas di farina di cocco, quindi no grains, paleo friendly, senza olii brutti, e tutte quelle cose belle che qui proprio non sappiamo fare. Mi aspettavo che avessero un sapore di cocco troppo pronunciato (e nonostante mi piaccia il cocco, temevo di trovarle stucchevoli e inoltre non vado proprio matta per la farina) e invece il sapore era perfettamente equilibrato, la croccantezza e la fragranza (che si sono mantenute a lungo!) spaziali. Di quelle cose che davvero fai fatica a smettere di mangiare. La più grande pecca è che ovviamente non ci sono rivenditori in Italia e che sì, si possono comprare sul sito ma le spese di spedizione ammontano a 30£ hahaha quindi no. La persona che si occupa di gestire la pagina instagram mi ha riferito che c’è in ballo un’ipotetica distribuzione anche bel Belpaese quindi tutti sintonizzati e con le dita incrociate.
In secundis le Pili Nuts di Raw & Wild, anch’esse assaggiate nel gusto Himalayan Pink Salt. Le Pili Nuts, come il nome suggerisce sono una varietà ancora abbastanza sconosciuta di frutta secca, originaria del Sud-Est Asiatico e presente anche in Australia. Non starò a elencare tutti i loro numerosi benefici (sono ricche di magnesio, acidi grassi omega, e tante altre belle cose che potrete leggere facendo una semplice ricerca google) ma mi limiterò a decantare le loro lodi in termini di soddisfazione palatale. Ah, amici, se pensavate che le macadamia fossero le noci più burrose, ricredetevi! We-have-a-winner. Le Pili con la loro corposi avvolgente si sciolgono letteralmente in bocca. Il sapore, più delicato rispetto alle noci, mi ricorda piuttosto un incrocio tra avocado e pinolo. Anche queste si possono acquistare sul sito di Raw & Wild e in questo caso la spedizione è di soli 10£, quindi, se po fa!
3. Berberè
CHE DIRE. E’ la seconda volta che parlo di Renato Bosco nei preferiti e quindi A) Non c’è bisogno che i dilunghi B) Eviterei di dilungarmi prima di passare da pizza-groupie.
Se mi seguite su instagram avrete anche le scatole piene di sentirmi ripetere quanto abbia gusti difficili in fatto di pizza quindi ecco per voi lettori di Peanut ma non instagrammers che riassumo il mio grande amore per la pizza ma il mio preferire conservarla per le occasioni speciali, il mio non accontentarmi di una pizza scrausa e a quel punto preferire non mangiarla proprio, l’odio per la tipologia bassa e croccantina (quella in voga nelle pizzerie della mia regione non di stampo napoletano, o quella romana al piatto, per intendersi), la mia predilezione per quella alta e croccante, un’apprezzamento per quella napoletana sì, ma purché non troppo gommosa (a cui preferisco comunque sempre la tipologia alta + croccante). Bene, gettate le fondamenta, guardate la foto e l’edificio è bello che eretto.
La pizza di Saporè (con base a Verona da poco approdato anche a Prato! Ma dico perchè mai non a Firenze?) incarna tutto il senso di Noccio per la pizza. Tre tipologie di pizza di cui una senza nessun tipo di lievito (quella classica tonda, in collage), una con sola pasta madre (Aria di Pane, qui sopra) e una a lievitazione mista (Pizza Crunch, con pasta madre e lievito di birra), più specialità come il Pizza Bagel e la Mozzarella di pane: due stomaci non sono bastati ad assaggiare tutto ma ci siamo destreggiate bene portando a casa un risultato di 3 su 5 varietà lievitati, tutti leggerissimi e estremamente digeribili (o non sarei mai arrivata a tanto, credetemi!). Menzione speciale per i condimenti di ottima qualità, la salsa di pomodoro era ottima così come la bufala. Per chiudere, il riassunto di tutto potrebbe essere “se dovessi scegliere un solo posto dove continuare a mangiare la pizza per tutta la mia vita, sarebbe Saporè.”
4. Toscana Biologica
Per la serie “Non solo NaturaSì”, ecco un negozietto biologico a Firenze di tutto rispetto, che è entrato a far parte dei miei preferiti di recente (era un po’ che non lo frequentavo) e di conseguenza merita di essere condiviso per tre ragioni principali:
1) Tiene gli avocado siciliani. Quando li ho visti penso di aver sussultato dall’emozione. Certo il prezzo non è basso, ma equivale più o meno a quello del NaturaSì che però proviene dal Sud America. Quiiindi, se già siete soliti acquistarli lì, il cambiamento non vi genererà grandi perdite.
2) Si possono acquistare diverse materie prime sfuse, come cereali e frutta secca, cosa che almeno nella nostra città è possibile fare in un solo punto vendita NaturaSì (quello di Via Kassel).
3) Ha molti prodotti di origine toscana, in particolare latte, yogurt e formaggi provenienti dalla Fattoria di Caporbiano, che produce nel totale rispetto dei propri animali, alimentati con erba e foraggi di produzione propria. Tra questi sono riuscita anche a trovare il latte crudo, sia di mucca che di capra, in bottiglia di vetro.
5. Fermè – fermentino di anacardi
Anche di formaggi di anacardi, durante i miei trascorsi di alimentazione plant based che per un certo periodo ha virato verso il raw, ho avuto modo di assaggiarne. Alcuni, anche con nomi celebri, avevano il problema di essere davvero troppo acidi, caratteristiche che finiva per far passare in secondo piano la dolcezza tipica degli anacardi (e anche dei formaggi, infondo!). Ho trovato i fermentino di Fermè perfettamente equilibrati nel contrasto acidità/dolcezza e nella consistenza data da una stagionatura al punto giusto che permette sì di tagliarli al coltello ma li fa rimanere allo stesso tempo morbidi e scioglievoli. Esiste sia nella versione stagionata che in quella spalmabile, che devo ancora provare, e lo trovate da NaturaSì!
6. Vivid foundation di Ilia Beauty
Sui fondotinta (ma più in generale, sul make up eco-bio) ci sarebbe da aprire una parentesi che non si chiude più. Da anni acquisto solo cosmetici “Green” e purtroppo la mia faccia ne ho viste passare un po’ di ogni, alcune non male, altre molto male. In Italia, diciamocelo, si trovano sempre gli stessi 3 o 4 brand di cosmesi biologica e tra questi, ancora non avevo trovato un fondotinta che realmente mi soddisfacesse (stessa cosa potrei dire per i mascara, per il quale ancora mi tocca ricorrere sfortunatamente a prodotti non esattamente naturali). Per un po’ ho fatto uso del fondotinta minerale di Neve Cosmetics e a livello di coprenza/tenuta non ne ero rimasta insoddisfatta, ma avendo una pelle mista con tendenza a disidratarsi avevo notato che quello ne aumentava la secchezza. Non ho avuto la stessa buona impressione con quello liquido ahimè, per cui mi sono messa alla ricerca di soluzioni meglio recensite, benché più “luxury”. Ho scoperto Ilia Beauty a Londra da Space n K -di cui parlerò più approfonditamente nel post su Londra che prima o poi arriverà be faithful- e l’avevo provato in versione True Skin, come si suol fare, sul polso. La resa leggera e naturale mi aveva impressionato, ma temevo che non fosse abbastanza coprente per la mia pelle con imperfezioni. Una volta tornata a casa e ricercato, ne ho scoperto la versione “Vivid”, descritta come più coprente e meno “acqua e sapone”.
Ora voi vi immaginerete un mascherone e invece anche questo ha un livello di coprenza moderato e leggero, ma l’effetto illuminante che regala al viso è senza pari! Nei periodi in cui la mia pelle è più pulita una passata è più che sufficiente, altrimenti se ho più difetti da coprire lo stendo due volte, ma il risultato resta davvero fresco e per niente pesante! L’ho preso nel colore Atacama 2.5, un po’ scuretto al momento dell’acquisto ma perfetto adesso che l’incarnato è un po’ meno pallido!