Il Taste è uno di quegli eventi che aspetto tutto l’anno con trepidazione e uno dei pochi motivi che mi rende più sopportabile la vita in questa città. Ma è anche uno dei pochi che mi riporterebbe qui almeno quella volta all’anno perchè per me, il giorno del Taste, è proprio un giorno felice.
Non è la prima volta che ne parlo e qui potete trovare il resoconto di due anni fa, quando ancora, da vegana, si può dire che ne facessi un’esperienza decisamente limitata, dal momento che come già dissi in precedenza, le opzioni senza derivati animali non andavano di certo per la maggiore.
A partire dall’anno scorso in cui avevo già cominciato a rintrodurre uova e latticini, il Taste ha preso tutto un altro sapore.
Apprezzo questo salone perchè a differenza di altre grandi fiere dedicate al biologico non trovi le grandi marche della GDO, ma produttori più o meno piccoli, molti dei quali – e lo dico quasi a mio discapito- non hanno neanche una pagina Instagram o un e-commerce.
Trovi produttori che sanno esattamente cosa succede all’interno della loro azienda, e che te lo raccontano trasmettendoti tutta la passione per il loro lavoro, la fatica per la ricerca dell’eccellenza, la soddisfazione raggiunta.
Il Taste è un’occasione per conoscere prodotti di altissima qualità ma anche la realtà che ci sta dietro.
Ed è anche un’occasione per mangiare tanto, ma tanto:D
Dolce, salato, dolce insieme al salato, quest’anno non mi sono trattenuta: la mia fame di conoscere cose nuove di cui per un motivo o per l’altro finora mi ero privata (oltre a quella letterale, s’intende!) era troppa, e le novità di quest’anno troppo invitanti. Quindi bando alle ciance e via alle danze (del ventre), ecco i 5 preferiti di questa edizione:
1. Il pandoro Cacio & Pepe di Saporè
Credetemi amici che nel momento in cui ho appreso che Saporè quest’anno aveva uno stand in fiera il mio cuore ha avuto un sussulto. Immaginate il doppio sussulto di quando ho appreso che aveva aperto un locale a Prato! Ho assaggiato la pizza di Renato Bosco una sola volta a Verona diversi anni fa, e non me la sono mai dimenticata. Lo Chef ha proposto diversi tipi di pane e di pandoro, e tra i vari assaggi, non potevo che avere un colpo di fulmine per quello al cacio e pepe. Non posso dirvi a cosa somigliasse, perchè credo di non aver mai mangiato niente con quel sapore. Leggermente dolce e salato allo stesso tempo, sapido ma non eccessivamente formaggioso: equilibrato e godibile. Quello è stato uno dei momenti in cui avrei desiderato avere uno stomaco più capiente e farne scorpacciata. Quindi sì, Renato Bosco vincitore indiscusso di questa edizione.
2. La Burrotta di Mò Bufala
Come ve la racconto mantenendo una dignità una burrata ripiena di ricotta? Ma soprattutto, c’è veramente bisogno di tante parole? Voglio dire. Burrata. Ricotta. Bufala. Mò Bufala ha unito in un unico prodotto i miei due latticini preferiti (anzi, siamo onesti, probabilmente i più buoni in assoluto) e non potrei essere loro più riconoscente. C’è solo un problema. Credo che a meno che non vada in Puglia dovrò aspettare l’anno prossimo per riassaggiarla. Ma forse per una burrotta una trasferta si può organizzare, no??
3. Torta di formaggio di Carmasciando
Di nuovo formaggio amici ma ve l’ho detto che è una delle cose per cui più vale la pena non mancare a questo appuntamento annuale. Ne ho assaggiati tanti, freschi, stagionati, piccantini e più dolci, e per questa categoria in particolare, ce n’è uno che ha rapito il mio cuore più degli altri, questa forma di formaggio di latte di mucca erborinato con frutti rossi disidratati in superficie. Delicato da sciogliersi in bocca, col mix di lieve acidità e dolcezza della frutta che mandava in festa le papille. E poi il nome. Torta di formaggio. Non ha un suono meraviglioso??
4. Burrolio vegetale di Pariani
A chi mi segue anche su altri canali non sarà sfuggito il mio amore per questa azienda di cui, ancora una volta, avevo parlato anche nell’ultimo post sul Taste. Il paradiso per gli amanti della frutta secca e in particolare, i nut butter addicted come la sottoscritta. Se prodotti come la pasta di pistacchio o quella di nocciola li conoscevo già *molto* bene, ho trovato novità interessanti che non ho potuto esimermi dal provare e dal portare a casa. New entry del catalogo è stato infatti il burrolio , alternativa vegetale al burro a base di burro di cacao e olii di frutta secca, adatta come spalmabile, come condimento o per la preparazione di dolci esattamente come una margarina, ma con i famosi grassi buoni. Dopo aver assaggiato nocciola e pistacchio dovendo scegliere ho acquistato per primo quest’ultimo, ma per la nocciola è solo questione di tempo, tornerò anche da lei.
5. La granola salata di Mimina
Altra novità di quest’anno è stata la presenza di Mimina, piccola azienda a conduzione familiare di Forlì; specializzata nella produzione di muesli e granola. Ho trovato ottime e genuine le granole dolci, fatte con ingredienti biologici di qualità super, ma la vera rivelazione è stata la salata, una di quelle cose che ti sembra totalmente inutile e superflua sul momento, ma poi l’assaggi e beh, la vuoi a tutti i costi (anche se poi magari non saprai veramente come consumare). Per me che non sono amante delle vellutate sarebbe il tocco da maestro per ingolosire insalate o anche semplicemente verdure cotte al forno o al vapore. Oppure la immaginate come strato finale di un bello sformato? Ok mi sono fatta venire voglia da sola. Ah, e sono totalmente innamorata del packaging. L’unica pecca è il prezzo, davvero Altino, soprattutto se come me la granola la fate fuori soprattutto a manciate.