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Non saprei nemmeno da dove cominciare per raccontare questo viaggio, tanto ci sarebbe da dire (e tranquilli, lo farò!). Sicuramente è stato il viaggio più atteso degli ultimi anni: è stata un’estate davvero piatta in cui mi sono annoiata tanto, e avendo prenotato a Giugno si può quasi dire che è stata vissuta in funzione e nell’attesa della partenza. Avendo avuto tanto tempo morto a disposizione mi ero preparata che neanche a un esame universitario, avevo comprato una piccola guida così da informarmi bene su tutto ciò che valesse la pena vedere ma soprattutto, sì, mi ero segnata almeno una cinquantina di posti dove mangiare che fossero vegetariani/vegani o avessero che avessero proposte vegetali (thanks Happy Cow, forever my life saver): vi dico solo che avevo imparato talmente bene la cartina della città con i vari ristoranti segnalati sopra, che ogni volta che passavamo da una via riconoscevo il nome e mi ricordavo che c’era uno dei ristoranti che avevo appuntato ( e quindi ovviamente, anche solo per vederlo da fuori, ci dovevamo assolutamente passare).
Sarò completamente onesta, la città non me l’aspettavo esattamente così. Sarà che non ero mai stata in Spagna (a parte lo scorso anno a Gran Canaria, che non si può certo definire rappresentativa di questo paese) e non mi aspettavo tanta spaccatura tra quartiere e quartiere, zona e zona, ma anche semplicemente via e via che mi è stato detto essere abbastanza comune anche nelle altre città. Mi ha lasciato, si può dire, un’insieme di emozioni e sensazioni contrastanti. Ho visto dei luoghi bellissimi, eleganti, imponenti, e girato l’angolo posti dove regnava l’abbandono più totale, la sporcizia, la puzza, e mi chiedevo come fosse possibile che realtà tanto diverse potessero convivere. Soggiornavamo, per l’appunto, in un viale che faceva un po’ da spartiacque proprio tra queste due facce il Parallel, per cui per raggiungere il centro il primissimo impatto che ho avuto della città è stato con la parte più degradata, tanto che, vi dico la verità, ero inizialmente abbastanza delusa. Il Raval è il quartiere più multietnico di Barcellona, abitato da persone di origine soprattutto araba e pakistana, popolato da negozi come macellerie halal, parrucchieri cinesi che propongono tagli a 4€, minimarket aperti 24h su 24h e via dicendo, e non potrete biasimarmi se la visita di questa zona non mi abbia emozionato affatto (passarci la sera di ritorno a casa poi era ancor meno emozionante). Fortunatamente, superato l’intralcio iniziale, mi sono potuta ricredere con la vista del porto, affollato di gabbiani che non hanno paura di fermarsi a un metro dai tuoi piedi e che, se vogliamo, sono anche piuttosto vanitosi.
La zona portuale si raggiunge camminando per la Rambla, la quale porta i segni ancora freschi dell’attentato subito solo una settimana prima del nostro arrivo: grandi aree vestite di fiori, ceri e cartelli che inneggiano alla pace ricoprono il viale in vari punti, dove la frenesia e il clamore lasciano spazio a un silenzioso rispetto. All’altro capo della Rambla si trova invece Plaça de Catalunya, vero e proprio cuore della città, dalla quale ha inizio il secondo viale più importante della città, il Passeig de Gracia, strada dei negozi di lusso ma anche sede di due delle grandi opere di Gaudì, casa Batllò e Casa Milà (conosciuta anche come la Pedrera). Avendo cominciato solo dopo pranzo (alla Juice House, ma dei posti dove abbiamo mangiato parlerò più tardi) il nostro giro ed essendo veramente tanto stanchi a causa della levataccia, dopo uno stop obbligato alla Boqueria, non ci siamo inoltrati oltre la Plaça per il primo giorno, preferendo cenare vicino all’appartamento (Vegetalia Raval) e andare a dormire presto visto che la mattina successiva ci aspettava la visita alla Casa Batllò e non potevamo ritardare, avendo preso i biglietti con la fascia oraria prescelta abbinata su internet (cosa che consigliamo di fare per avere un accesso veramente immediato). Dopo aver fatto colazione quindi da Flax and Kale (all time favorite) ci siamo diretti verso il Passeig e abbiamo trascorso circa un paio di ore alla Casa Battlò, che è la durata della visita con audio guida, la quale si traduce con una vera e propria esperienza interattiva, in cui grazie a una specie di smartphone hai la possibilità di osservare come la casa appariva al tempo in cui era abitata e permette di vedere (quasi) con i propri occhi tutte le suggestioni che l’architetto voleva suggerire. Personalmente trovo che questa casa acquisisca un bel po’ di fascino grazie alla possibilità di questa visita multimediale, e penso che perderebbe molto se questa opzione non ci fosse. Dopo il pranzo da Green & Berry, altro posto che mi è piaciuto molto, e aver tentato di entrare al Park Guell senza successo (anche qui, anzi soprattutto qui, fate i biglietti online! Potrebbero farvi aspettare anche 3 ore prima dell’orario visita successivo) abbiamo continuato l’esplorazione della città visitando il quartiere della Ribera, dove è situata la suggestiva Catedral: se avete intenzione di entrare, ricordate di indossare una t-shirt e non canotte/top quel giorno, o potreste rimanere fuori come è successo a me (due in un giorno solo, una doppietta fantastica!). Questa zona, anche se piuttosto popolata da turisti, ci è piaciuta molto e ci siamo tornati successivamente per un giro di negozi: assieme a El Born è il quartiere ideale per lo shopping, essendovi situati molti negozietti particolari sia di abbigliamento che di accessori e articoli per la casa: nel Passeig de Gracia e nelle stradone parallele troverete invece le solite catene multinazionali e quindi niente che non potete incontrare in tutte le altre capitali europee (ma forse anche del mondo).
Il terzo giorno ce lo siamo preso abbastanza di relax (almeno nelle intenzioni iniziali): dovevamo stare in spiaggia da mattina a sera ma la giornata era particolarmente afosa, tanto da renderci impossibile di trascorrere altro tempo sotto al sole. Dopo aver pranzato vista mare con un mega hamburger e patatine fritte alla Surf House e un gelatone alla Heladeria Mexicana per me (son fatta al contrario, meno cammino e mi stanco e più sento la fame u.u) e un budino di albumi (dove ho sbagliato, ditemi dove!!) per Lorenzo preso al Fit Bar ci siamo rimessi in viaggio verso l’appartamento perchè volevamo fare un allenamentino in una palestra che avevamo a due passi da casa. Questa è stata l’unica sera in cui ci siamo concessi una cena più tipicamente spagnola al posto di scegliere un ristorante dei miei soliti che per quanto healthy/buoni fossero poco avevano a che fare con il cibo tipico del luogo. Abbiamo trovato un posto carino che offrisse oltre alla Paella classica anche quella vegetale e varie tapas vegan, così oltre a far contento Lorenzo che si è tolto la voglia di paella (io non è che ne vada esattamente matta) eravamo contenti anche perchè una sera abbiamo speso veramente una cavolata per mangiare:D
Il giorno successivo la nostra visita si è concentrata soprattutto sulla parte alta di Barcellona, quindi El Born (dove è situato un altro grande mercato di Barcellona, quello di Santa Caterina), l’Arco di Trionfo e il Parco della Ciutadella, che è probabilmente insieme alla Sagrada Familia la “meta turistica” che mi è piaciuta di più, forse perchè non esclusivamente meta turistica, ma punto di ritrovo anche di abitanti della città per passare una giornata di riposo lontani dall’affollamento del centro, mangiando e soprattutto fumando (!) qualcosa sul prato (alla fine della vacanza vi sarete abituati all’onnipresente odore di marijuana per le strade:D).
Il giorno successivo, che è stato sicuramente quello più denso, dove abbiamo camminato di più e dove ho fatto il record di calorie bruciate. La mattinata trascorsa al Park Guell, finalmente, e il pomeriggio alla Sagrada Familia, per la quale fortunatamente non ho voluto ascoltare chi mi sconsigliava di entrare all’interno: anche questi biglietti presi su internet prima di partire (assolutamente necessario perchè le file possono diventare veramente chilometriche) ci hanno permesso un ingresso in letteralmente cinque secondi, non solo alla basilica ma anche al museo sottostante, dove sono raccolti progetti e disegni prima di Gaudì e poi degli architetti che hanno preso carico del completamento dell’esterno. Mentra il Parc Guell non mi ha entusiasmato chissà quanto (faccio coming out: non sono per niente amante dello stile di Gaudì) la Sagrada mi è entrata dentro. Non saprei nemmeno come descriverla a parole e so che qualche immagine non basterà a spiegare tutto ciò che può trasmettere vedendola dal vivo ma spero possa dare un’idea. Vi dico solo che ho avuto i brividi e mi sono addirittura emozionata, nonostante appunto non sia fan dell’architetto. Sembra quasi di non stare neanche in un santuario: da atea, ho sempre quella sensazione di leggero disagio entrando in una chiesa, cosa che non ho invece provato all’interno della Sagrada Familia, dove mi sono lasciata avvolgere dal gioco di luci e colori, sovrastare dalle arcate e colonne dalle sembianze silvane, dimenticando di essere all’interno di una struttura religiosa e concentrandomi solo ed esclusivamente sulle emozioni estatiche che l’arte mi trasmetteva.
Al termine di questa giornata siamo pure riusciti a far rientrare persino un breve workout sulla Barceloneta, attrezzata con strutture per allenamenti a corpo libero, durante il quale ho goduto di una meraviglioso tramonto del sole che andava a svanire nelle acque del mare. Essendo tornati a casa tardissimo, per la cena abbiamo optato per il primo ristorante papabile nelle vicinanze, quindi la scelta è ricaduta su un libanese da cui sono sicura di uscire sempre a pancia piena e soddisfatta.
L’ultimo giorno intero ce lo siamo preso molto comodo, pure troppo: avevamo in programma la visita di Mont Juic ma, forse perchè l’avevamo un po’ sottovalutato, siamo partiti davvero tardi: non siamo riusciti ad andare oltre un giro perlustrativo dei dintorni, un’occhiata allo stadio olimpico e una rapida scorsa all’ esterno del Museo Nazionale d’arte della Catalunya e alla fontana magica (non attuva di giorno), Plaça d’Espanya ed era già pomeriggio: non avendo niente da mangiare con noi abbiamo fatto ritorno a casa e quindi alla Juice House, per poi continuare la giornata con un giro tranquillo per l’ Eixample. Una visita accurata di Mont Juic richiede parecchie ore quindi vi consiglio sicuramente di procurarvi qualcosa da mangiare prima e di prendervi il vostro tempo: noi torneremo sicuramente per vedere meglio la zona e il Castello, che abbiamo dovuto rimandare. Il giorno successivo siamo partiti dopo pranzo per Lloret de Mar, avendo il volo molto presto da Girona abbiamo preferito avvicinarci (da Lloret l’aeroporto si raggiunge in mezz’ora), ed è stata una scelta saggia solo da quel punto di vista: per il resto, non mi dilungherò e dirò soltanto che è uno dei posti più brutti in cui sia mai stata e non ci rimetterò mai più piede in vita mia.
Adesso veniamo ai suggerimenti e alle informazioni più tecniche:
Trasporti
Mi ero lasciata condizionare da chi, essendoci già stato, mi aveva detto che non ci fosse nessuna necessità di ricorrere ai trasporti pubblici e che Barcellona fosse una città da girare tranquillamente a piedi, per questo il malcapitato Lorenzo ha dovuto subire tutta la mia ira quando, in fila per essere imbarcati all’andata, appena tornata dal bagno l’ho trovato in procinto di fare l’abbonamento per cinque giorni della metro, per ben 35€, sostenendo con convinzione che non saremmo mai arrivati a quella cifra anche se l’avessimo presa qualche volta. Effettivamente è stato così, le distanze non sono enormi e tutti i punti di maggior interesse sono raggiungibili a piedi (il nostro appartamento sul Parallel distava più o meno 15 minuti dalla Rambla), e sono sicura che non abbiamo raggiunto la cifra del costo del biglietto ma alla fine alla metro abbiamo ricorso parecchie volte. Un po’ per avvicinarci a qualche posto con maggior velocità -quando effettivamente conveniva in termini di tempo-, un po’ perchè magari a tardo pomeriggio o dopo cena (nel finesettimana sta aperta fino a tardi) eravamo stanchi e lontani da dove dovevamo andare ma devo ammettere che il biglietto ha fatto comodo. Nonostante qualche aiutino non abbiamo comunque mai fatto meno di 24.000 passi quindi direi che ci può stare.
Shopping
- Casa Gispert per frutta secca e disidrata, spezie, prodotti biologici,tè, caffè, conserve (Sombrerers, 23, El Born)
- Casa Perris spezie, cacao e cioccolato, legumi e cereali sfusi, farine, salse, burri di frutta secca… (Plaça Comercial, El Born)
- Obbio supermarket di prodotti biologici (Carrer Muntaner)
- Veritas catena di supermercati bio sparsi per la citta (io ho visitato quello in Via Laietana)
- Molsa shop di prodotti equosolidali e biologici (in carrer sant jordi 7 quello più centrale)
- Amapola bio negozio di cosmetici bio e cruelty free
- Olokuti negozio di abbigliamento e articoli per la casa etici in materiali naturali e riciclati (c/ de la Palla, Barrì Gotic)
- Abacus catena di cartolibrerie disseminata in vari punti della città (noi ci siamo fermati in quello in Carrer de Còrsega, 269, quartiere Gracìa), dove si torna un po’ piccoli: ci sono giochi per bambini di tutte le età ma soprattutto tanti inutilissimi aggeggi di cancelleria adorabili
Mangiare
I preferiti
- Flax & Kale
Siamo stati a mangiare a Flax & Kale ben 4 volte, a colazione, per il brunch, a cena e l’ultimo giorno a pranzo . Direi che i fatti parlano da soli: è stato senza dubbio il posto che più abbiamo apprezzato entrambi. Non interamente vegetariano o vegano, ma “flexitariano”, come si definisce (etichetta, ho notato, abbastanza usata a Barcellona e i ristoranti che hanno adottato questo stile di cucina vanno per la maggiore), che contempla quindi anche l’utilizzo di proteine di origine animale pur restando nell’ottica di una cucina sana. In questo modo avevamo tutti e due un ampio margine di scelta e nessuno doveva accontentarsi di una minoranza di proposte offerte dal menù. Ho potuto provare diversi piatti e devo ammettere che nessuno mi ha lasciata completamente delusa: ho assaggiato una originale coppa di yogurt di anacardi con granola e frutta secca per la colazione, uno dei vari frozen smoothies presenti nella lista delle bevande (insieme agli infiniti succhi o latti aromatizzati del brand Teresa’s juicery), abbiamo diviso un antipasto a base, tra le altre cose, di tre rivisitazioni di hummus che ci hanno lasciato davvero a bocca aperta, ho gustato dei ravioli ripieni di verdure arancioni da leccarsi i baffi, mi sono deliziata a fine cena con una tart a base di crema catalana e rabarbaro, mi sono riempita la pancia con un bagel farcito con tempeh e panna acida vegetale, mi sono rifocillata prima della partenza con una saporitissima insalata e una goduriosa coppa di gelato di anacardi. Probabilmente il menù sarà cambiato nel caso di una vostra futura visita ma nel caso alcuni piatti siano ancora presenti vi consiglio assolutamente l’insalata di carote arrostite e avocado con “formaggio” di tofu. Lorenzo è andato invece matto per il paleo bread, che era a base di uova e quindi non ho assaggiato. - Chök
Purtroppo o per fortuna (ma forse la seconda!) nonostante facessi la corte a questa pasticceria praticamente dal giorno successivo al nostro arrivo ho avuto modo di entrarci e assaggiare qualcosa solo il giorno precedente alla partenza. Se fosse andata diversamente, sarei tornata a casa sottoforma di bombolone anch’io. Chök è un verio e proprio tempio di golosità, non solo vegane ma le opzioni senza derivati sono davvero numerose e tanto ciccione quanto quelle con burro e panna. Il punto forte del laboratorio di pasticceria sono senza dubbio i donuts, ma propone anche biscotti, tartufini e torte farcite in chiave veg. Io, come prima volta, non ho potuto non assaggiare una ciambella: indecisa tra due, ho fatto alla fine ricadere la mia scelta su quella farcita di mousse all’oreo, ricoperta da cioccolato e biscotto. Non so come sia possibile ma, non mi piacciono gli oreo e non mi piace nessun tipo di dolce fritto ma se ce ne fosse stato un altro, non avrebbe avuto vita lunga.
- Green & Berry
Il menù di Green & Berry mi ha fatto letteralmente impazzire. Peccato che fosse lontano e che ci siamo potuti fermare solo una volta perchè avrei voluto assaggiare veramente tutto. Con questa consapevolezza, infatti, ho un pochino esagerato uscendo con la pancia strapiena e il portafoglio molto alleggerito. Da non farsi assolutamente scappare l’avotoast con l’aggiunta di “bacon” vegetale ottenuto dalle scaglie di cocco e i cookies fatti in casa, quello con le gocce di cioccolato che mi sono presa per la colazione l’indomani era uno dei biscotti più buoni che ho mai mangiato. Ottima anche la longevity bowl che ho scelto, la Hailong Jiang, a base riso nero, alghe, avocado e dressing al mango. Se non ne volete una già precostuita, c’è la possibilità di crearla da sè scegliendo la fonte proteica, il cereale, le verdure e il condimento.
Promossi
- The Juice House
E’ stato il nostro primo pasto consumato a Barcellona e avendo la fortuna di averla molto vicina casa, siamo tornati una seconda volta. Anche questo bistrot ha scelto una via flexitariana (lo ammetto: i posti in cui abbiamo mangiato meglio sono proprio quelli che proponevano sia una cucina vegetale che una onnivora!) ed è aperto sia per una colazione tarda (durante la settimana apre alle 11 mentre il weekend alle 10), che per il pranzo che per la cena. Consiglio vivamente la limonata al tè matcha, e la superfood bowl a base di quinoa, ceci e verdure. Buona anche la acai bowl, anche se era molto “bananosa” quindi la definirei più un nicecream all’acai. Lorenzo ha preso tutte e due le volte il salmone croccante (abitudinari ne abbiamo??) e l’ha gradito molto.
- Teresa’s
Teresa’s è il fast food di Teresa’s Carles , chef di cucina naturale e proprietaria del sopracitato Flax and Kale nonchè dell’omonimo ristorante, stavolta completamente vegetariano, di cui leggerete in seguito. Adatto per un pranzo o una cena veloce, ma anche per la colazione o una merenda al volo: offre sia opzioni più salutari come il chia pudding, l’acai bowl sia più golose come pasticcini artigianali, torte e biscotti. Per i pasti principali, invece qualche insalata ma soprattutto burger, toasts e cartocci di verdure croccanti da consumare, volendo, anche to go. Avendo mangiato il bagel a colazione avevo voglia di restare leggera per cui ho optato su un’insalata, la Caesar, che nonostante l’aspetto migliorabile è risultata essere l’insalata più gustosa mai mangiata prima: un perfetto contrasto tra dolce e salato, tra delicato e croccante, con una salsina deliziosa a condire il tutto. Il dolce, invece, non mi ha fatto impazzire: sarà che non avevo particolarmente voglia di cioccolato (WHAT) mentre Lorenzo, incredibilmente, sembrava propenso all’assaggiare un dolce, preferibilmente al cucchiaio e al cioccolato (il suo contributo si riduce a due forchettate in croce ma quando capita non posso non approfittarne) ma la torta al cioccolato “two textures” (sotto brownie e sopra mousse), sebbene sembrasse meravigliosa sulla carta, mi ha lasciata un po’ insoddisfatta: l’ho trovata eccessivamente dolce e quindi mi è risultata stucchevole. - Surf House
Sicuramente il pranzo più godereccio: situata in fronte alla spiaggia della Barceloneta la Surf House offre prevalentemente cibo stuzzicante e sullo zozzo andante, per cui ho potuto sguinzagliare la Nocciolina più indecorosa, quella che mangia il panino a morsi e si spalma la faccia di salsa e lascia le ditate unte di patatine fritte sui bicchieri. Le opzioni vegan non sono numerosissime ma ho mangiato divinamente: oltre al panino e alle patatine (che ok, erano patatine fritte, ma erano davvero fritte bene:D) ho assaggiato l’insalata di lenticchie e mango che era veramente speciale.
- Brunch & Cake
Anche questo, come il precedente, luogo preso abbastanza d’assalto dai turisti e potrebbe capitarvi di mettervi in coda per mangiare: noi abbiamo addirittura lasciato il nome in lista d’attesa e siamo tornati un’ora dopo, attesa che comunque, è stata ripagata. Si punta senza dubbio sulla quantità e le dimensioni: le porzioni sono abnormi e i prezzi assolutamente modesti, ma la qualità non è sacrificata. Anche le presentazioni sono curate, variopinte e a tratti scenografiche (ho visto sfilare burger serviti con il ciuffo dell’ananas come bun e acai bowl con stecchi gelato a guarnire). Io ho preso una bowl (che prevedeva il salmone nell’originale ma era disponibile la versione vegan) mentre Lorenzo ha voluto esagerare questa volta e si è concesso un bagel a suo dire pieno zeppo di roba tra hummus, salmone e uova strapazzate. Confermo che è stato pieno fino a cena:D
- Teresa Carles
Di Teresa Carles, il ristorante vegetariano e vegano della stessa proprietaria di Flax & Kale e Teresa’s, ho apprezzato in particolare l’antipasto, che consisteva in tortillas fatte in casa con panna acida vegetale, fagioli e guacamole. Il piatto che ho ordinato successivamente, il fungo portobello in salsa fricandò con patate (sostanzialmente uno spezzatino di portobello) nonostante fosse gustativamente molto buono -il sugo era IDENTICO a quello dello spezzatino!- mi ha un po’ deluso sulla presentazione e ho trovato mancasse un po’ di sostanza: fortunatamente quella sera non avevo appetito e anzi avevo un leggero fastidio allo stomaco, o mi sarebbe rimasta decisamente fame. I piatti dei vicini di tavolo (benchè vegetariani) sembravano molto buoni e anche più curati nell’impiattamento. - The Deli Kitchen
Situato in pieno Raval (è forse l’unico posto dove mangiare che non sia un kebabbaro:D. Le opzioni vegan non sono esagerate, ma c’è sempre almeno un’offerta tra i dolci, un’insalata, e qualche proposta più specificamente per la colazione. Non mi ha entusiasmato la smoothie bowl (anche questa poco sostanziosa), così ho dovuto ordinare un secondo piatto per sfamarmi, ma questa volta il toast con burro di anacardi, banana e fichi mi ha pienamente soddisfatto. L’ambiente è davvero carino e il personale super disponibile e amichevole.
- Heladeria Mexicana
Situato anche questo vicino alla Barceloneta, è un locale che offre spuntini tipici messicani come burritos e tacos (vegani e non) ma è anche una gelateria completamente vegetale: i gusti sono parecchi, la maggior parte dei quali a base di frutta esotica: consiglio vivamente il cioccolato speziato e il burro d’arachidi. Ho preso anche quello alla guanabana che però non mi è piaciuto molto, ma perchè mi sono ricordata solo dopo che non mi piace proprio il frutto. - Fit Bar
Non ho preso niente (anche questo è nei pressi della Barceloneta, e direi che avevo già mangiato abbastanza!) ma ha un format molto carino e molto concentrato sulla linea e la salute. Le proposte sono infatti semplici ma molto “healthy”: gelati vegan, frullati, barrette proteiche e raw, acai bowls. E’ qui che Lorenzo ha trovato il budino agli albumi in vari gusti.
Rimandati
- Vegetalia
Non era inizialmente tra quelli nella lista “da provare” perchè, nonostante la Francy me l’avesse consigliato, si vede che c’era già qualcosa che non mi convinceva pienamente. In realtà una volta lì stavo per ricredermi, il menù sulla carta è accattivante e l’ambiente è semplice e giovane e non è che abbiamo mangiato male in toto ma molti aspetti sono migliorabili. Abbiamo preso più piatti in modo da assaggiare più cose e devo dire che di quattro cose solo una mi ha convinto totalmente. I rolls di verdure di antipasto erano scarni come ripieno e quindi risultavano abbastanza “vuoti” e tristini, il curry di tofu e verdure era piuttosto un brodo allungato dove le verdure parevano bollite, le quesadillas di Lorenzo di cui ho assaggiato un pezzetto dove non c’era il formaggio (che era versato a mo’ di dressing sopra, e comunque era davvero davvero poco) passabili ma non entusiasmanti, le polpettine di tofu e funghi invece, finalmente, buone, con una riserva sulla salsina un po’ sciapa che ho “corretto” con la teryiaki che accompagnava gli involtini. Resta un luogo modesto che non fa grandi promesse e i prezzi sono decisamente abbordabili, ma credo che potrebbe migliorare molto.Bocciati
- The Green Spot
The Green Spot è stata una delusione, a mio parere è uno di quei posti che è tutta immagine e poco contenuto. Ero stata infatti convinta sia dal sito che dalla loro pagina instagram, su cui evidentemente puntano molto. Si è rivelato un posto piuttosto pretenzioso che poi, nel concreto, offre ben poco. Conto davvero esagerato per due piatti e un antipasto di dimensioni miserine. L’antipasto di Lorenzo consisteva in sei micro-pezzettini di quesadilla con un ripieno davvero tirato e buttati su un piatto senza arte nè parte, il wok di tempeh era buono, per l’amor di dio, ma era tutto spaghetti (peraltro neanche segnalati sul menù) e tre fettine di tempeh. Poca chiarezza nel menù, poca preparazione del personale (neanche troppo garbato, se si vuole). Nope.Purtroppo sono riuscita a provare solo una minima parte di tutti i locali che avevo segnato, un po’ perchè alcuni risultavano fuori mano rispetto alla zona dove ci trovavamo di volta in volta, un po’ perchè non tutti farebbero chilometri pur di andare assolutamente in QUEL preciso posto a mangiare, un po’ perchè beh, avevamo anche altro da vedere (e un po’ perchè mi sentivo, ogni tanto, di assecondare anche i desideri del mio compagno di viaggio:D). Barcellona resta comunque una città molto vegan friendly, oltre ad esserci tanti ristoranti vego flexitariani, opzioni vegetariane e vegane ci sono davvero nella stragrande maggioranza dei ristoranti anche tradizionali a differenza, per esempio, di Parigi, dove se non vai in luoghi appositi resti a bocca asciutta.Spero di non avervi annoiato e che nel caso abbiate in programma una visita a Barcellona questi consigli, mangerecci e non, vi possano tornare utili.
A prestissimo con una nuova ricetta <3
Francesca Quaglia says
Lucry…mi dispiace per Vegetalia, che a me era piaciuto: certo, Teresa’s Carles era ad un livello superiore, ma mi sono trovata bene. Per il resto, a parte i tantissimi locali che devo segnare ( in teoria dovrei tornare a gennaio, ma…yo know what i mean :/ ) , quoto quasi tutto: anche a me il Raval non fa impazzire, però trovo che sia proprio il contrasto tra vecchio-nuovo, brutto-bello ad essere spettacolare …Aspettavo questo post <3
Peanut says
Ma che scherzi? Mi ha deluso molto più The Green Spot perchè alla fine per Vegetalia ero partita abbastanza senza aspettative.Poi ci sta che fosse stata anche una serata un po’ sfortunata, o che abbiamo scelto i piatti meno riusciti, o può essere un fattore di gusti totalmente soggettivo, figurati!
Spero davvero che riuscirai a tornare a Gennaio.. I know what ya mean <3
Benedetta says
Fantastico post! Da quando vivo a Madrid non ho più messo piede a Barcellona…assurdo! Devo rimediare! Mi segno tutto per la prossima visita 🙂
Peanut says
Ma grazie, avevo paura che alla fine sarebbe risultato un po’ noioso..
Io invece devo assolutamente venire a Madrid!:D