In questo blog non ci sono molte recensioni di libri e la ragione è semplice: non ne ho molti. Nonostante mi diletti a continuare a riempire la lista dei desideri di Amazon ad ogni nuova uscita di qualche libro veg* e a trascorrere molto tempo nell’angolo “Cucina” delle librerie, finisco quasi sempre per tornare a casa (o chiudere la pagina internet) senza niente in mano.
Dato che a stento riesco a stare dietro a tutte le ricette che continuo a segnarmi da riviste, blog che seguo e blog che non seguo neanche ma scovo quando clicco sulla lente di instagram se non c’è qualche pubblicazione che veramente mi colpisce evito di mettere altro tofu al fuoco contornandomi di ulteriori fonti di dispendio cognitivo (e spese che potrebbero risultare inutili).
Sono piuttosto selettiva quindi per quanto riguarda i volumi di cucina da avere nella mia libreria e se, lo ammetto, un requisito fondamentale è la parte fotografica (purtroppo un libro con foto mediocri – o con una minima parte di preparazioni fotografate- non mi invoglia all’acquisto), un altro, quello più importante, è che devono essere ricette che io effettivamente poi ripeterei. Non mi interessa avere, chessò, la bibbia della cucina giapponese, se poi le ricette che nella pratica rifarei per reperibilità di ingredienti o proprio per distanza di cultura alimentare non sono neanche la metà di quelle contenute nel libro.
Ecco perchè Sweet Kabocha: la mia cucina integrale in 100 ciotole vegan, il libro di Valentina, mi è piaciuto così tanto. Perchè io almeno 90 ricette su 100 le rifarei -e le rifarò- paro paro, senza cambiare una virgola.
Perchè Valentina utilizza gli stessi ingredienti che uso io, e mangia come piace mangiare a me.
E’ sicuramente un libro non per tutti. Forse distante da chi non ha sposato una filosofia vegana, ma anche da coloro che, anche se vegani, amano preparazioni un po’ più classiche e tradizionali o che per mancanza di tempo o passione ricorrono spesso a prodotti già pronti.
Abbiamo largo uso di superfoods (che come sapete anch’io impiego quasi quotidianamente in gelati e frullati), cereali e farina alternativi (prevalentemente senza glutine), spezie dal profumo orientaleggiante (Valentina, come me, è amante della cucina etnica, in particolare quella indiana), dolcificanti non convenzionali (zucchero di cocco, melassa, stevia..).
Ma la cosa che più ho apprezzato del libro è che Valentina non ti butta lì la ricetta spiazzandoti con alimenti che potresti non aver mai sentito prima o con cui potresti non essere familiare: ti spiega dettagliatamente perchè ha scelto di utilizzare quella determinata cosa piuttosto che un’altra, te ne racconta le proprietà, ti suggerisce come farne il miglior utilizzo. Valentina condivide sia molto di sè e di cosa le piace, sia molto di ciò che ha imparato durante il suo percorso per diventare nutrizionista: oltre a informazioni dettagliate da un punto di vista nutrizionale consiglia come ottimizzare i tempi in caso di preparazioni un po’ più lunghe (come l’ammollo dei cereali), come sostituire ingredienti difficilmente reperibili e così via.
Le ricette fanno letteralmente venire una più fame dell’altra. Personalmente non ce n’è una che non mi sia piaciuta, ed è veramente un evento rarissimo. Molti cereali, legumi, frutta, verdura, semi e frutta secca, un po’ tofu per chi lo gradisce (ma senza abusi): Valentina spiega come combinare questi elementi insieme per ottenere un pasto completo ma che sia allo stesso tempo allettante e soddisfacente, e ci riesce perfettamente.
Il libro è diviso in quattro categorie: colazione, pranzo, cena e snack, tutto ovviamente in formato ciotola – o, nel caso degli snack, facilmente trasportabile per essere consumato all’aria aperta o in ufficio all’interno di un contenitore ermetico.
Non sapevo davvero da quale ricetta partire, così ho deciso di andare per ordine e cominciare da quelle per la colazione.
La ricetta dello yogurt di avena (p.60) mi ha immediatamente colpita: ho ricominciato a consumare abbastanza regolarmente yogurt al mattino, con l’inevitabile conseguenza di assumere spesso soia, visto che in Italia ancora si trovano difficilmente preparazioni fermentate alternative. Ho messo a mollo i fiocchi d’avena e in un paio di giorni lo yogurt era pronto, dal sapore stupefacentemente simile a quello tradizionale!
Sento molto spesso persone dire che non gradiscono lo yogurt di soia, questa potrebbe essere una valida alternativa, che può anche diventare facilmente 100% crudista nel caso si trovino fiocchi non precedentemente cotti a vapore o si abbia la possibilità di produrseli in caso con l’apposito apparecchio.
Ho apportato solamente delle modifiche per quanto riguarda il topping (con mela e marmellata di more nel libro), per renderlo più stagionale.
- (2 porzioni)
- fiocchi d'avena: 100 g
- acqua
- uvetta (io verde): 25 g
- ciliegie: una ventina
- zucchero di cocco: due cucchiaini
- cannella: due pizzichi
- rosmarino: una decina di aghetti
- burro di mandorle: 2 cucchiaini
- sciroppo d'acero: a piacere
- bacche di gelso essiccate: a piacere
- Mette i fiocchi d'avena ammollo per un paio di ore, quindi scolateli e frullateli, aggiungendo un filo d'acqua (non eccessivamente, perchè comunque quando sarà il momento di aggiungere l'uvetta il composto si ammorbidirà). Versateli in una ciotola che croprirete con un panno umido e tenete a fermentare per 48 ore, mescolando di tanto in tanto per verificare la presenza di bollcine in superficie (segno che la fermentazione sta avvenendo). Trascorso questo tempo controllate se lo "yogurt" ha raggiunto l'acidità desiderate e nel caso frullate il composto con l'uvetta precedentemente ammollata e scolata, altrimenti procedete ancora con la fermentazione qualche ora. Conservatelo in un contenitore in frigorifero per massimo 5 giorni.
- Accendete il forno a 180° e sistemate sulla placca le ciliegie tagliate a metà e cosparse di un mix di zucchero di cocco e cannella. Unite anche i rametti di rosmarino e cuocete finchè non si saranno ammorbidite e leggermente caramellate. Sistemate un po' di cieliegie sul fondo delle ciotoline, unite lo yogurt e decorate ancora con qualche ciliegia. Allungate il burro di mandorla (se dovesse essere sodo) con un po' di acqua e aggiungete sciroppo d'acero a piacere. Versate sulle ciliegie e cospargete con qualche mora di gelso bianca essiccata (o fresca quando sarà il periodo!)
Ho anche già avuto modo di provare il gelato al cioccolato, caffè e cardamomo (p. 282) che, chevvelodicoaffà, è da sturbo, e i pici fatti in casa (p.152) , preparati da Valentina in persona:)
Cena:
Zucca e fichi al forno con tempeh (p.186)
Fattoush di fave con labneh e pita di cocco (p.194)
Panzanella indiana con dhokla (p.206)
Cous cous di cavolfiore con ceci, cipolla e pinoli (p.222)
Snack:
Biscotti di ceci con proteine di canapa (p.238)
Tartufini ceci e cioccolato (p.246)
Biscotti alle arachidi selvatiche (p.254)
Fudge al cioccolato (p.260)
Popcor 4 versioni (p.256)
Sonia Cerca says
Anch'io vago tra gli scaffali di libri di cucina ed aggiungo libro su libro nella mia lista desideri Amazon senza comprare niente, ma questo libro sembra bellissimo! Chissà, forse diventerà il mio primo libro di cucina 🙂
MARI Z. says
uhuu!! io ho un'elenco infinito di libri da acquistare, moltissimi comprati perchè sono una ciambella di salvataggio nei giorni in cui contemplo l'interno del frigo semivuoto e chiedo ad alta voce: “che mangiamo oggi?”… altri perchè hanno foto stupende…altri ancora perchè, se trovo quell'ingrediente X lo posso provare anch'io (tipo la paprica affumicata, che finalmente anch'io ho potuto apprezzare e adesso dovrò cercare lo zucchero di cocco che non ho mai visto in giro!). Comunque … si! è già nell'elenco dei libri d'acquistare: mi sembra originale e interessante. Appena il mio porcellino salvadanaio sarà pesante, pesante potrò procedere all'acquisto! 😉
elenuccia says
Mi ha fatto ridere la rielaborazione del motto della carne al fuoco, davvero divertente 🙂
Non sono vegana ma sono una gran curiosona e mi piace imparare nuove cose. Io faccio largo uso di yogurt, per me non c'è colazione senza yogurt. E sono una di quelle che non ama quello di soia, l'ho provato ma devo dire che non mi ha esaltato. Mi ha molto stuzzicato anche l'aggiunta del rosmarino nel topping. Non avrei mai pensato a mettere del rosmarino per aromatizzare lo yogurt.
delizia divina says
Buona!!!
Francesca P. says
Non conosco il libro (la copertina già mi ispira!) ma soprattutto non ho mai unito ciliegie e rosmarino… devo assolutamente rimediare, secondo me possono nascere belle scintille, anche per fare una bella confettura! Lo so che è un tipo di yogurt diverso, ma ieri ne ho preso uno biologico al miele che è la fine del mondo, sarebbe perfetto per completare l'esperimento! 🙂
Peanut says
Sarebbe proprio un gran bel primo di libro di cucina, fidati!;)
Poi in caso fammi sapere cosa ne pensi eh!:)
Peanut says
Ecco, invece a me sembra sempre che ci voglia una lista sconfinata di ingredienti per fare una ricetta e a volte mi fanno arrendere..se li consulto quando ho il frigo semivuoto mi entra la depressione!:D
Ahah, la paprica! Mi sono sentita chiamata in causa 😀
Il libro è assolutamente originale e interessante, non te ne pentirai..aspetto la tua recensione!
Peanut says
Io credo davvero che con lo yogurt di soia, così come per il latte, meriti fare diversi tentativi. Le classiche marche da supermercato (coop, valsoia) le tengo ben lontane quando si tratta di yogurt. Se capiti in un biologico prova Sojade o Provamel e poi fammi sapere! Io sono una gran consumatrice di quello al naturale sia nel dolce che nel salato, che trovo buonissimo così anche da mangiare da solo a cucchiaiate..ma anche quello alla vaniglia è valido!;)
A me piace molto usare erbe aromatiche con la frutta, vedi la menta con le fragole, il timo con le pesche..e queste ciliegine mi chiamavano proprio rosmarino!;D
Peanut says
^_^
Peanut says
Beh, miele ciliegie e rosmarino mi sembrano proprio un bel trio, anche (e soprattutto!) per una confettura..:3
clibi says
Anche io adoro gli ingredienti che ho letto nella ricetta che hai pubblicato, e credo che mi piaceranno anche le altre ricette, grazie per la tua recensione 🙂
Peanut says
Sono sicurissima anche io Clibi! ^_^
Nalkila says
Bellissima questa ricetta, e il libro sembra davvero interessante!
Toglimi una curiosità per provare a rifarlo a casa, durante le prima 48 ore bisogna lasciare il composto fuori dal frigo e dopo si può mettere in frigo, giusto? E con questo caldo come ti regoli?
Grazie per le tue chicche!
Nalkila
Peanut says
Ciao!:) sì, è esatto, le prime 48 ore fuori perchè il freddo rallenta la fermentazione..quando l'ho fatto io probabilmente non era ancora quel caldo insopportabile, perchè ha retto bene..con le temperature degli ultimi giorni in effetti potrebbe essere rischioso. Proverei a lasciarlo meno (magari un giorno solo) e poi farlo riposare però di più in frigo prima di consumarlo:) fammi sapere come va!