Tornata alla base dopo aver trascorso tre ulteriori (miseri) giorni al mare al campeggio dai nonni (ma senza nonni!) e dopo un ferragosto più di acqua che di fuoco, mi ritrovo in questo strano stato di sospensione, tra un’estate che di fatto non è ancora finita e quella sensazione che però sia rimasto ben poco da fare, time’s out, me la sento scivolare via tra le mani, le temperature sono già diventate settembrine, in giro si cominciano a sentir pronunciare le tanto temute parole “ultime pesche/albicocche di stagione”, dopo il ritorno la mente si è già rivolta verso l’ultimo, incombente esame di fine settembre, percepisco sulla pelle una stagione ormai stanca, che ha dato (quest’anno più che mai) tutto ciò che era in suo potere e non chiede altro di potersi ritirare in santa pace finchè non sarà di nuovo il suo momento.
Io e l’estate ci capiamo, siamo a nostro agio l’una con l’altra perchè siamo sulla stessa lunghezza d’onda, io chiedo frutta succosa e dissetante e lei mi accontenta, chiedo di poter stare con pochi abiti tutto il giorno e se possibile di non coprirmi fino a sera inoltrata e lei mi mette nelle condizioni di poterlo fare, chiedo luce fino a tarda ora e lei me la regala, chiedo momenti da dedicare a me stessa e a quel che più mi rilassa fare e lei me li offre. E io le rendo grazie godendomi i caldi raggi sulla pelle, facendo bagni di sole e di luce.
Non posso dire di non aver sofferto il caldo quest’anno, l’ho fatto. Qui a Firenze ci sono stati più di 40 gradi per circa due settimane, che mi costringevano in casa fino a sera (non che mi sia dispiaciuto eh!) ma mi era rimasto talmente l’amaro in bocca per quello scherzo di estate che è stata quella dello scorso anno che non ho osato lamentarmi, mi sono adeguata alla sua vendetta ad alti gradi, ho tratto beneficio dai frutti più saporiti, ho usato abiti e magliette leggere che l’anno scorso non mi è stato possibile indossare salutando quasi totalmente per due mesi il cassetto di felpe e golfini, ho risparmiato sulla bolletta della luce e del gas, e come non citare anche l’esperienza di dissociazione spazio-temporale dopo quell’incredibile mangiata di pesche?!:D
Di lati positivi ne ho trovati parecchi. Ora non posso che arrendermi all’inesorabile ciclicità delle stagioni e a questo momento di transizione che solo i mie amati fichi sanno rendermi meno doloroso.
Di cucinare qui, ancora non se ne parla. E’ come se stessi staccandomi sempre più dal mangiare come atto culturale e avvicinandomi sempre più al concetto di cibo come nutrimento per il corpo e per l’anima, difficilmente ricerco piatti elaborati e anche se ho voglia di cotto mi sento soddisfatta con un piatto di patate al vapore. Non so se e quanto durerà. Mi dispiacerebbe dover lasciare questo spazio che mi ha vista crescere, superare paure che mai avrei creduto di riuscire a lasciarmi alle spalle, buttarmi in nuove situazioni senza mettermi addosso ansie per le possibili conseguenze. Qualcosa mi inventerò. Intanto ripesco l’ultima ricetta rimasta in archivio non ancora pubblicata, il prossimo post sarà un resoconto gastronomico della mia vacanza nelle Marche, dopo si vedrà.
Vi lascio con un pezzo che mi ha molto colpito di un libro che mi ha prestato Karin (dalla quale ho trascorso le mie vacanze Marchigiane), “Fruttarismo, la via verso il Paradiso” di A. Osborne.
“Per me, luce è sinonimo di frutta dolce e matura. Una dieta a base di frutta è luce/leggerezza. La frutta è piena di energia della luce. La luce del sole è necessaria per far maturare perfettamente la frutta. La leggerezza è uno stato speciale: la leggerezza del corpo ci fa raggiungere nuove e meravigliose vette; l’energia della luce permette la vita e la crescita sul nostro pianeta; la luce può aiutarci ad affrontare anche i momenti più bui. Trovo che quanto più è leggera e frigale la mia dieta, tanta più forza ed energia io ho. […]
Gli esseri umani sono esseri di energia e di luce; inoltre vibriamo a specifiche frequenze, proprio come i colori dello spettro; le nostre vibrazioni possono essere influenzate da molti fattori e possono essere aumentate o abbassate dalle scelte che facciamo nella dieta e nello stile di vita. In “The Dries Cancer Diet” l’autore Jan Dries cita la teoria del dr. Popp: secondo lui (il dr.Popp) non solo il valore nutrizionale, ma anche il potere di guarigione di un alimento dipendono dalla quantità di energia luminosa trattenuta dalla pianta.
Dries continua dicendo che quanti più biofotoni (unità di energia della luce) sono contenuti in un alimento, tanto maggiore è la sua qualità. Dries ritiene che oltre alla quantità di fotoni contenuta nel cibo anche l’ intensità luminosa di tali fotoni sia determinante. Dries utilizza il termine “valore bio-energetico” (BEV) per misurare questa intensità e ritiene che i frutti tropicali e selvatici abbiano, fra tutti i cibi, il massimo valore bio-energetico (..) in quanto sono stati meno manipolati dall’uomo rispetto ad altri frutti. […]
I frutti leggeri aumentano la nostra leggerezza in vari modi: possono alleggerire il nostro umore, possono purificare il nostro corpo e possono riempire le nostre cellule di pura acqua di frutta e zuccheri. I frutti dolci e succosi richiedono, fra tutti gli alimenti, un tempo minore per essere digeriti; di conseguenza, nella loro assimilazione, richiedono da noi meno energia. Una dieta leggere/luminosa può anche potenziare la propria spiritualità (…) promuovendo lo sviluppo spirituale di un individuo; molte persone trovano di essere maggiormente in grado di guarire gli altri o di meditare, s emangiano leggero. Una dieta leggera, unita a pensieri leggeri e alla luce del sole, ha il potenziale di portarci molta pace e felicità.[…]
Gli esseri umani hanno bisogno di energia luminosa, allo stesso modo in cui hanno bisogno dell’energia aerea dell’ossigeno. La luce è fondamentale per la nostra sopravvivenza e benessere. L’energia della luce non solo ci dà nutrimento, attraverso il cibo vegetale di cui ci alimentiamo, ma la luce solare che penetra nelle pupille stimola la ghiandola pineale, aiutando la produzione di serotonina e melatonina. […]
Per svilupparci e migliorare la nostra salute, abbiamo bisogno di fare quelle scelte che aumentano la nostra leggerezza/luminosità e ci conducono lungo un percorso di luce.
Gioia, pace, amore, raggi solari, divertimento e frutta sono tutte energie di luce. Quindi illuminate/alleggerite la vostra oscurità:
-Alleggerite la vostra dieta
-Fate entrare la luce del sole nella vostra vita
-Lasciate che la luce scorra e l’oscurità non potra più danneggiarvi o preoccuparvi
-Potenziate la vostra purezza
-Rafforzatevi attraverso l’amore vero, altruistico, incondizionato.”
Chutney crudista di mango e peperone
mango maturo via aerea: metà
peperone giallo: una falda (1/4)
cipolla bianca o cipollotto: 1/4 di cipolla oppure un cipollotto piccolo
aglio in polvere: mezzo cucchiaino (potete anche metterlo fresco, ma visto che c’è già anche la cipolla..)
peperoncino fresco: dipende dalla piccantezza, dalle dimensioni e dalla vostra resistenza al piccante. Metà di uno piccolo secondo me può bastare
zenzero fresco: 1 cucchiaino del succo
uvetta (o datteri): un cucchiaio di uvetta reidratata o un grosso dattero medjoul
pepe
semi di nigella: due cucchiaini
semi di chia: 2 cucchiai
Frullate insieme tutti gli ingredienti a parte gli ultimi due. Macinate i semi di chia a parte e uniteli alla purea, aggiungete infine anche i semini di nigella interi e mescolate per distribuire uniformemente i semi di chia. Conservate in un vasetto in frigorifero per massimo tre giorni.
Suggerimenti: se omettete i semi di chia (che come sapete, sono quelli che lo rendono “marmellatoso”), può diventare un buon dressing per un’insalata o un sughetto per gli spaghetti di verdura! (Magari usando invece un pezzo di avocado)
simona says
questa ricetta è molto interessante, l'unico problema è reperire la frutta buona, soprattutto quella esotica, ma si può fare con un pò d'impegno 🙂 Il mango poi lo adoro, dev'essere veramente buonissimo! Io non credo che potrei mangiare solo frutta o diventare crudista, ad un certo punto dopo tanta frutta e verdura sento il bisogno fisico di qualcosa di cotto e solido…proprio non riesco a rinunciare ai cereali. Però è bello provare e sperimentare, poi ognuno trova il proprio equilibrio…almeno ci si prova 🙂 Un abbraccio
letissia says
Ciao, Lu, è sempre un piacere leggerti 😉
Squisito il tuo chutney e splendido il brano che hai postato. Aspetto il tuo diario gastronomico e poi… si vedrà 😉
Un abbraccio, cara.
Peanut says
No, adesso come adesso, in questo stato di cose, nel posto in cui vivo, nemmeno io. Le tentazioni ci sono, e non ho ancora la mente così libera da “vincoli” sociali (che nel mio caso, comunque, sono pure pochi) per non esserne toccata. Ma sono molto contenta del percorso di consapevolezza, anche alimentare, che sto facendo. Se e quando me la sentirò, so che potrò buttarmi senza riserve:)
Il mango è in top five dei frutti preferiti, forse anche sul podio. Ma dev'essere veramente di quelli buoni, non effettivamente semplici da trovare, perchè rimanerne schifati è un attimo! Ormai so dove andarli a cercare…;)
Peanut says
Dai che forse, riparando il forno, un po' di ispirazione torna..:)
Grazie Letissia, è un piacere ritrovarti 😉
MARI Z. says
hai notato come si sono accorciate le giornate? Ahhh, non voglio nemmeno pensare alle ultime pesche, gli ultimi meloni, gli ultimi fichi….:-( Adoro i frutti autunnali, ma dopo agosto, vorrei che almeno per un altro giro ritornasse giugno!!! questi mesi di caldo volano! Quest'anno non riesco a trovare dei manghi decenti e poi quando vedo su scritto Perù, Argentina, ecc. mi irrito: l'anno scorso trovavo quelli siciliani che profumo, che dolcezza…dove sono finiti quest'anno?? Che li hai intercettati tutti tu??? 😉
se riesco a procurarmene uno mi abbuffo di chutney crudista!!! 😀 Ciao! un abbraccio!
Peanut says
Ho notato, ho notato, sob… e anch'io sto cercando di non pensarci, ma quando al supermercato vedi che le mele hanno ricominciato ad occupare uno spazio consistente..il pensiero apocalittico è inevitabile:(
io siciliani non li trovo, però li prendo al mercato, sono buonissimi, morbidissimi, già pronti per mangiarli. Se proprio ne ho voglia e non li ho, prendo quelli via aerea dell'esselunga, che costano un po' di più ma sono comunque molto buoni.