Un contest più difficile per me,penso non ci potesse proprio essere. Chiedermi di scegliere UNA sola poesia tra tante meraviglie,è stato davvero una pugnalata al cuore,e rimando la pubblicazione proprio da un po’ proprio perchè “eleggendone”una mi sentivo di fare un torto a quelle che mettevo da parte,e in particolare all’autore che non avrei preso in considerazione. Eh si,perchè con i poeti come con nessun altro,tendo a farmi coinvolgere parecchio emotivamente,tanto da prendermela profondamente se qualcuno critica uno tra i miei preferiti o imbufalirmi totalmente quando dei versi vengono usati a sproposito o in situazioni atte a rivelare la profonda ignoranza di tali individui che si presentano ai reality o a “talent” (?) show (e in questi casi,l’ Infinito di Leopardi è ingiustamente una delle più abusate). Amo la poesia,ma non so farne. Non che abbia mai provato seriamente,ma neanche mai ho sentito il brilluccichio di un simile talento,forse semplicemente non ho abbastanza considerazione di me da ritenermi capace,anche perchè mi piace pensare che il più delle volte sia frutto di una illuminazione momentanea più che di studiatissime ricerche lessicali o calcoli metrici (d’Annunzio perdonami,che mi piaci pure eh,però l’immagine di te che scrivi le poesie circondato da vocabolari ogni tanto raffiora,ed è inevitabile che un sorrisino mi si formi sulle labbra), e quindi mai mi è balenato di sedermi e pensare: “ora è il momento di provare a scrivere una poesia!”. Forse questo si sta trasformando in un post eccessivamente sulla poesia ma d’altra parte mi è stata gettata l’esca,e come un ingenuo pesciolino ignaro di quale destino lo attenda,io abbocco. (oh,una bella similitudine però!). Dunque,senz’altro il programma di italiano di quest’anno è stato il più interessante di tutto il triennio (anche se Petrarca resta senza dubbio tra i miei preferiti) e tra poeti alcuni ce ne sono stati,che si son proprio conquistati un posticino nel mio cuore,cuore che ha sussultato,che ha sofferto e che -raramente,causa pessimismo ad alti livelli- ha gioito ai racconti dei pezzi della loro vita. Leopardi è il primo tra tutti,ma davvero non avrei saputo quale preferire,così la scelta è caduta su Pascoli,con le sue insicurezze,le sue paure,la sua fragilità di fanciullo.
Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l’alba,
da’lampi notturni e da’crolli
d’aeree frane!
Nascondi le cose lontane,
nascondimi quello ch’è morto!
Ch’io veda soltanto la siepe
dell’orto,
la mura ch’ha piene le crepe
di valeriane.
Nascondi le cose lontane:
le cose son ebbre di pianto!
Ch’io veda i due peschi,i due meli,
soltanto,
che dànno i soavi lor mieli
pel nero mio pane.
Nascondi le cose lontane ch’ami e che vada!
Ch’io veda là solo quel bianco
di strada,
che un giorno ho da fare tra stanco
don don di campane…
Nascondi le cose lontane,
nascondile,involale al volo
del cuore!Ch’io veda il cipresso
là,solo,
qui,solo quest’orto,cui presso
sonnecchia il mio cane.
Ebbene,no,non è una poesia che mi mette allegria,non è un estratto di un romanzo che leggo quando ho bisogno di carica,non è un brano che mi incoraggia sul futuro ecc. Rappresenta tutto il mio pessimismo,la mia sfiducia riguardo al domani,il terrore che accompagna la coscienza che tra un mese,che io rimandi il pensarci su o meno,questa parte della mia vita finisce,e io una scelta la devo fare. Una scelta che già in partenza è limitata in quanto alle opzioni per motivi di varia natura (soprattutto una,in realtà) e già questo mi ha fatto sentire ingabbiata in un destino che in parte era già stato scritto,e non da me,che ingiustamente pur avendo aspirazioni più o meno utopiche,devo sottostare a una legge molto,troppo,al di sopra di me,che io non posso cambiare. Fuor di metafora,mi riferisco a un’istruzione che davvero è per pochi,anche se poi i soldi li fanno quello che sono rimasti al titolo di studio delle scuole primarie. E poi c’è il mio attaccamento alla mia casa,alla mia routine. Ora come ora la voglia predominante sarebbe quella di andarmene,perchè qui mi sento stretta,spesso incompresa ma anche non abbastanza stimolata,e ritengo che potrei fare a meno di tutto ciò che mi circonda,che non mi mancherebbe poi così tanto. Al tempo stesso conosco benissimo la mia abitudinarietà,che può arrivare davvero a livelli tragici del tipo che mi manda in ansia passare una notte da qualcun altro,o tornare a casa dopo aver pranzato fuori. Insomma,consapevolmente però so anche di non voler davvero rimanere una vita qui,tra la mia acacia e il mio nespolo! Al tempo stesso,quando una possibile strada comincia a profilarsi davanti a me,distolgo lo sguardo,non voglio davvero vedere,e preferisco rivolgerlo al mio cane puzzolente e spettinato che sonnecchia. Posso dire con estremo orgoglio però,che almeno per quanto riguarda il cibo non ho affatto il gusto dell’ordinario,detesto chi non sa andare oltre la lasagna al ragù della mamma,e che con curiosità non si affaccia a sapori e profumi nuovi. Così,Blondies! O,come li chiamano,”le sorelle bionde e meno famose dei brownies”,perchè ogni tanto è meglio scegliere la strada meno comune! 😉
Con questa immensa pappardella deprimente e questa ricetta,partecipo al contest di Vera in cucina in collaborazione con Rasenti Home Design La poesia del cioccolato
Blondies con frutta secca e uvetta
Vera says
Ciao
grazie per questa bella ricetta golosa e per aver scelto una poesia tra le tante che ami, scegliere è difficile il più delle volte, anche io sarei in difficoltà. In bocca al lupo per il contest